Lamivudina Teva - 28cpr Riv100mg

Dettagli:
Nome:Lamivudina Teva - 28cpr Riv100mg
Codice Ministeriale:041140017
Principio attivo:Lamivudina
Codice ATC:J05AF05
Fascia:A
Prezzo:55.31
Rimborso:55.31
Produttore:Teva Italia Srl
SSN:Concedibile esente
Ricetta:RR - ricetta ripetibile art.88 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco generico
Forma:Compresse rivestite
Contenitore:Blister
Iva:10%
Temp. Conservazione:Nessuna particolare condizione di conservazione
Scadenza:24 mesi

Denominazione

LAMIVUDINA TEVA 100 MG COMPRESSE RIVESTITE

Formulazioni

Lamivudina Teva - 28cpr Riv100mg

Categoria farmacoterapeutica

Antivirali per uso sistemico, nucleosidi e nucleotidi inibitori della trascrittasi inversa.

Principi attivi

Le compresse rivestite con film contengono 100 mg di lamivudina.

Eccipienti

Nucleo della compressa: cellulosa microcristallina, carbossimetilamidosodico (Tipo A), magnesio stearato. Rivestimento della compressa: ipr omellosa 3cP, ipromellosa 6cP, titanio diossido E171, macrogol 400, polisorbato 80, ferro ossido giallo E172, ferro ossido rosso E172.

Indicazioni

Trattamento dell'epatite cronica B nei pazienti adulti con: malattia epatica compensata con evidenza di attiva replicazione virale, livelli sierici di alanina aminotransferasi (ALT) persistentemente elevati ed evidenza istologica di infiammazione attiva del fegato e/o fibrosi. L'inizio del trattamento con lamivudina deve essere considerato solo quando non sia disponibile o appropriato l'impiego di un agente antivirale alternativo con una barriera genetica maggiore alla resistenza.

Controindicazioni / effetti secondari

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

Posologia

La terapia deve essere iniziata da un medico esperto nel trattamento dell'epatite cronica B. Adulti: 100 mg una volta al giorno. La durata ottimale del trattamento non e' nota. Nei pazienti con epatite cronica B (CHB) HBeAg positiva senza cirrosi, il trattamento deve essere somministrato per almeno 6-12 mesi dopo che la sieroconversione HBeAg e' stata confermata, per limitare il rischio di ricaduta virologica o fino alla sieroconversione HBsAg o se si verifica perdita di efficacia. I livelli sierici di ALT e HBV DNA devono essere monitorati regolarmente dopo la sospensione del trattamento per rilevare ogni ricaduta virologica tardiva. Nei pazienti con CHB HBeAg negativa senza cirrosi, il trattamento deve essere somministrato almeno fino alla sieroconversione HBs o se vi e' evidenza di perdita di efficacia. Con il trattamento prolungato si raccomanda un regolare controllo per confermare che la continuazione della terapia scelta rimanga appropriata per il paziente. Nei pazienti con cirrosi e in quelli sottoposti a trapianto di fegato non e' raccomandata la sospensione del trattamento. In caso di interruzione di lamivudina, i pazienti devono essere periodicamente controllatiallo scopo di evidenziare una epatite recidivante. Resistenza clinica : nei pazienti con CHB, sia HBeAg positiva che HBeAg negativa, lo sviluppo del mutante YMDD dell'HBV puo' portare ad una diminuita risposta terapeutica alla lamivudina, evidenziata da un aumento dell' HBV DNA edelle ALT rispetto ai precedenti livelli in corso di trattamento. Per ridurre il rischio di resistenza nei pazienti trattati con lamivudina in monoterapia deve essere presa in considerazione una modifica del t rattamento qualora l'HBV DNA rimanga rilevabile a 24 settimane o oltredi trattamento. Nei pazienti con mutante YMDD dell'HBV si deve prende re in considerazione l'aggiunta di un agente alternativo senza resistenza crociata alla lamivudina. La sicurezza e l'efficacia di lamivudinanei bambini e negli adolescenti al di sotto dei 18 anni di eta' non s ono state stabilite. Nei pazienti con insufficienza renale moderata-grave, i livelli di lamivudina nel siero (AUC) sono aumentati a causa della ridotta clearance renale. La dose deve pertanto essere ridotta neipazienti con clearance della creatinina inferiore a 50 ml/minuto. Il farmaco non e' adatto per pazienti che richiedono dosi inferiori ai 100 mg. I dati disponibili in pazienti sottoposti ad emodialisi intermittente indicano che dopo la riduzione della dose iniziale di lamivudinaper compensare la clearance della creatinina, durante la dialisi non e' necessaria nessun'altra modifica di dosaggio. La farmacocinetica della lamivudina non e' significativamente influenzata da disfunzioni epatiche: non e' necessario un aggiustamento della posologia nei pazienti con insufficienza epatica a meno che non sia accompagnata ad insufficienza renale. Il medicinale puo' essere preso con o senza cibo.

Conservazione

Nessuna speciale precauzione per la conservazione.

Avvertenze

La lamivudina e' stata somministrata ai bambini (dai due anni in poi) e agli adolescenti con epatite cronica B compensata. Tuttavia a causa della limitazione dei dati, la somministrazione di lamivudina in questa popolazione di pazienti non e' attualmente raccomandata. L'efficaciadella lamivudina in pazienti con concomitante infezione da epatite De lta o epatite C non e' stata stabilita e si raccomanda cautela. Esistono dati limitati sull'uso della lamivudina nei pazienti HBeAg negativie in quelli sottoposti a concomitanti regimi immunosoppressivi, compr esa la chemioterapia antineoplastica. La lamivudina deve essere usata con cautela in tali pazienti. Durante la terapia i pazienti devono essere controllati regolarmente. I livelli sierici delle ALT e l'HBV DNA devono essere controllati ad intervalli di 3 mesi e, nei pazienti HBeAg positivi, l'HBeAg devono essere valutati ogni 6 mesi. >>Riacutizzazione dell'epatite. Riacutizzazione durante il trattamento: le riacutizzazioni spontanee dell'epatite cronica B sono relativamente comuni e sono caratterizzate da aumenti transitori dell'ALT nel siero. Dopo l'inizio della terapia antivirale, l'ALT del siero puo' aumentare in alcunipazienti mentre i livelli sierici di HBV DNA diminuiscono. Nei pazien ti con malattia epatica compensata questi aumenti dell' ALT del siero in generale non sono stati accompagnati da un aumento delle concentrazioni della bilirubina sierica o da segni di scompenso epatico. Con unaterapia prolungata sono state identificate sub-popolazioni virali HBV con ridotta suscettibilita' alla lamivudina. In alcuni pazienti lo sv iluppo del mutante YMDD dell'HBV puo' portare a riacutizzazione dell'epatite evidenziata soprattutto da innalzamento dei valori sierici delle ALT e ricomparsa di HBV DNA. Nei pazienti con presenza del mutante YMDD dell'HBV si deve considerare l'aggiunta di un secondo agente senzaresistenza crociata alla lamivudina. Riacutizzazione dopo la sospensi one del trattamento: riacutizzazione acuta dell'epatite e' stata osservata nei pazienti che avevano sospeso la terapia per l'epatite B ed era in generale evidenziata dall'aumento delle ALT sieriche e dalla ricomparsa dell'HBV-DNA. Per i pazienti trattati con lamivudina la maggiorparte degli aumenti delle ALT dopo trattamento si e' verificata tra l e 8 e le 12 settimane dopo il trattamento. La maggior parte degli eventi e' risultata essere autolimitante, tuttavia si sono osservati alcuni decessi. Se lamivudina viene sospeso i pazienti devono essere periodicamente monitorati sia a livello clinico che attraverso la valutazione di test sierici di funzionalita' epatica per almeno quattro mesi, e in seguito come previsto dalla pratica clinica. Coloro che subiscono il trapianto corrono maggior rischio di replicazione virale attiva. A causa di una ridotta funzionalita' epatica in questi pazienti, la riattivazione dell'epatite dovuta alla sospensione della lamivudina o alla perdita di efficacia durante il trattamento puo' provocare scompenso grave, anche fatale. Questi pazienti devono essere controllati per i parametri clinici, virologici e sierologici associati con l'epatite B, per la funzione renale ed epatica e per la risposta antivirale durante il trattamento, e, se il trattamento viene sospeso per qualsiasi ragione, per almeno 6 mesi dopo il trattamento. I parametri di laboratorio da controllare devono includere l'ALT sierica, la bilirubina, l'albumina, l'azotemia, la creatinina, e lo stato virologico: antigeni/anticorpi HBV, e dove possibile, le concentrazioni sieriche di DNA dell'HBV. I pazienti che manifestano segni di insufficienza epatica durante o dopo il trattamento devono essere controllati piu' frequentemente. Per ipazienti che manifestano evidenza di epatite ricorrente dopo trattame nto, non esistono dati sufficienti sul beneficio di una ripresa del trattamento. >>Co-infezione da HIV. Nei pazienti con co-infezione da HIVe che ricevono, o stanno per ricevere, la terapia con lamivudina o l' associazione lamivudina/zidovudina, deve essere mantenuta la dose di lamivudina prescritta per l'infezione da HIV. Nei pazienti con co-infezione da HIV che non richiedono terapia antiretrovirale, esiste il rischio di mutazione HIV quando la lamivudina viene usata da sola per il trattamento dell'epatite cronica B. >>Trasmissione dell'epatite B. Non esistono informazioni sulla trasmissione materno-fetale del virus dell'epatite B nelle donne gestanti trattate. Devono essere seguite le normali procedure raccomandate per l'immunizzazione contro il virus dell'epatite B nei bambini. I pazienti devono essere informati che la terapia con lamivudina non ha dimostrato di essere in grado di ridurre il rischio di trasmissione del virus dell'epatite B. >>Acidosi lattica e grave epatomegalia con steatosi. Con l'uso di analoghi nucleosidici sono stati riportati casi di acidosi lattica, talvolta fatali, di solito associati ad epatomegalia grave e steatosi epatica. Poiche' lamivudinae' un analogo nucleosidico tale rischio non puo' essere escluso. Il trattamento con analoghi nucleosidici deve essere interrotto nel caso siverifichi un rapido innalzamento dei livelli di aminotranferasi, epat omegalia progressiva o acidosi metabolica/lattica ad eziologia sconosciuta. Sintomi non gravi a carico dell'apparato digerente come nausea, vomito e dolore addominale potrebbero essere indicativi di sviluppo diacidosi lattica. Casi gravi, talvolta con esito fatale, sono stati as sociati a pancreatite, insufficienza epatica/steatosi epatica, insufficienza renale ed elevati livelli di lattato sierico. Si deve prestare cautela nel prescrivere analoghi nucleosidici ai pazienti con epatomegalia, epatite od altri noti fattori di rischio di malattia epatica e steatosi epatica. Pazienti con infezione concomitante da epatite C e trattati con alfa interferone e ribavirina possono costituire un particolare rischio. Tali pazienti devono essere attentamente seguiti. >>Disfunzione mitocondriale. E' stato dimostrato che gli analoghi nucleosidici e nucleotidici causano un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati riportati casi di disfunzione mitocondriale in neonati esposti agli analoghi nucleosidici in utero e/o dopo la nascita. I principali eventi avversi riportati sono disturbi ematologici, disturbi metabolici. Sono stati riportati disturbi neurologici a comparsa ritardata. I disturbi neurologici potrebbero essere transitori o permanenti. Ognibambino esposto in utero ad analoghi nucleosidici e nucleotidici, dev e essere sottoposto a follow-up clinico e di laboratorio e deve esserecontrollato a fondo per quanto riguarda una possibile disfunzione mit ocondriale in caso di comparsa dei segni e sintomi relativi. Il farmaco non deve essere preso con qualsiasi altro medicinale contenente lamivudina o medicinali contenenti emtricitabina.

Interazioni

Sono stati effettuati studi di interazione solo negli adulti. La probabilita' di interazioni metaboliche e' bassa a causa del limitato metabolismo, del basso legame con le proteine plasmatiche e della eliminazione renale pressoche' completa della sostanza nella sua forma immodificata. La lamivudina e' prevalentemente eliminata per secrezione cationica attiva. Deve esser tenuta in considerazione la possibilita' di interazioni con altri medicinali somministrati in concomitanza, particolarmente se la loro via di eliminazione principale e' la secrezione renale attiva per mezzo del sistema di trasporto dei cationi organici. Altri medicinali vengono eliminati solo in parte tramite questo meccanismo e non hanno mostrato di interagire con la lamivudina. Le sostanze prevalentemente escrete tramite il sistema attivo degli anioni organici oppure tramite filtrazione glomerulare difficilmente danno luogo ad interazioni significative. La somministrazione di trimetoprim/sulfametossazolo 160 mg/800 mg determina un aumento di circa il 40% nei livelli plasmatici di lamivudina. La lamivudina non ha alcun effetto sulla farmacocinetica del trimetoprim o del sulfametossazolo. Tuttavia, non e' necessaria alcuna modifica posologica della lamivudina, a meno che il paziente non abbia insufficienza renale. E' stato osservato un lieve aumento della C max della zidovudina quando somministrata in associazione alla lamivudina; tuttavia l'esposizione complessiva non risulta alterata in modo significativo. La zidovudina non ha effetti sulla farmacocinetica della lamivudina. La lamivudina non presenta alcuna interazione farmacocinetica con l'alfa-interferone, quando i due medicinali sono somministrati insieme. Nei pazienti che ricevevano lamivudina in concomitanza con comuni medicinali immunosoppressori non e' stata riscontrata alcuna interazione sfavorevole rilevante dal punto di vista clinico. Tuttavia, non sono stati realizzati studi formali sulle interazioni.

Effetti indesiderati

Le reazioni avverse piu' comunemente riportate erano malessere ed affaticamento, infezioni del tratto respiratorio, mal di gola e disturbi tonsillari, cefalea, dolore o crampi addominali, nausea, vomito e diarrea. Patologie del sistema emolinfopoietico. Non nota: trombocitopenia.Disturbi del sistema immunitario. Raro: angioedema. Patologie epatobi liari. Molto comune: aumento dei livelli ALT. Le riacutizzazioni dell'epatite rilevate essenzialmente dagli incrementi delle ALT sieriche sono state riportate durante il trattamento e dopo la sospensione della lamivudina. La maggior parte degli eventi e' stata di natura autolimitante tuttavia molto raramente sono stati osservati casi fatali. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: eruzione cutanea, prurito. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Comune: aumento dei livelli CPK, disturbi muscolari (comprendentii mialgia e crampi); non nota: rabdomiolisi. In pazienti con infezioneda HIV sono stati riferiti casi di pancreatite e neuropatie periferic he (o parestesie). In pazienti con epatite cronica B non e' stata osservata alcuna differenza nell'incidenza di questi eventi fra pazienti trattati con lamivudina e con placebo. Casi di acidosi lattica, talvolta fatali, generalmente associati a epatomegalia grave e steatosi epatica, sono stati riferiti durante la terapia di associazione con analoghi nucleosidici in pazienti con HIV. Sono stati riferiti rari casi di acidosi lattica in pazienti trattati con lamivudina per l'epatite B.

Gravidanza e allattamento

Una grande quantita' di dati su donne in gravidanza non indicano alcuna tossicita' relativa a malformazioni. Lamivudina puo' essere usato ingravidanza se clinicamente necessario. Per le pazienti che vengono tr attate con lamivudina e successivamente iniziano una gravidanza, si deve considerare la possibilita' di una ricomparsa dell'epatite a seguito della sospensione della lamivudina. Le concentrazioni sieriche dellalamivudina nei bambini allattati al seno da madri in trattamento per l'HIV sono molto basse e progressivamente diminuiscono a livelli non rilevabili quando i bambini allattati al seno raggiungono le 24 settimane di eta'. La quantita' totale di lamivudina ingerita da un bambino allattato al seno e' molto bassa e pertanto e' probabile che cio' portiad esposizioni che esercitano un effetto antivirale sub-ottimale. L'e patite B materna non comporta una controindicazione all'allattamento al seno se il neonato viene adeguatamente gestito per la prevenzione dell'epatite B alla nascita e non vi e' evidenza che la bassa concentrazione di lamivudina nel latte materno comporti effetti indesiderati neibambini allattati al seno. Pertanto l'allattamento al seno puo' esser e preso in considerazione nelle madri che allattano trattate con lamivudina per l'HBV tenendo in considerazione il beneficio dell'allattamento al seno per il bambino e il beneficio della terapia per la madre. Fertilita': nessun dato disponibile. Gli analoghi nucleosidici e nucleotidici causano un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati riportati casi di disfunzione mitocondriale in neonati esposti agli analoghi nucleosidici in utero e/o dopo la nascita.