Litak - Sc 5fl 5ml 2mg/Ml

Dettagli:
Nome:Litak - Sc 5fl 5ml 2mg/Ml
Codice Ministeriale:038237020
Principio attivo:Cladribina
Codice ATC:L01BB04
Fascia:H
Prezzo:2219.34
Lattosio:Senza lattosio
Produttore:Lipomed Gmbh
SSN:Non concedibile
Ricetta:OSP1 - uso ospedaliero art.92 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco solo uso ospedaliero
Forma:Soluzione iniettabile
Contenitore:Flacone
Iva:10%
Temp. Conservazione:Da +2 a +8 gradi
Scadenza:48 mesi

Denominazione

LITAK

Formulazioni

Litak - Sc 5fl 5ml 2mg/Ml

Categoria farmacoterapeutica

Analoghi dei nucleotidi purinici.

Principi attivi

Cladribina (2-CdA).

Eccipienti

Cloruro di sodio, idrossido di sodio (per regolare il pH), acido cloridrico (per regolare il pH), acqua per iniezioni.

Indicazioni

Trattamento della leucemia a cellule capellute.

Controindicazioni / effetti secondari

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Gravidanza e allattamento. Pazienti con eta' inferiore ai 18 anni.Insufficienza renale da moderata a grave (clearance creatinina <= 50 ml/min) o insufficienza epatica da moderata a grave (Child-Pugh score > 6). Uso concomitante di altri medicinali mielosoppressivi.

Posologia

La posologia raccomandata per la leucemia a cellule capellute prevede un singolo ciclo di somministrazione in bolo per via sottocutanea al dosaggio giornaliero di 0,14 mg/kg di peso corporeo per 5 giorni consecutivi. Si sconsiglia il superamento della posologia indicata. Anziani (>65 anni): devono essere trattati mediante controlli individuali ed un attento monitoraggio dei parametri emocitometrici e della funzionalita' renale ed epatica. La valutazione del rischio va fatta caso per caso. Non esistono dati sull'uso tra pazienti affetti da insufficienza renale o epatica. E' controindicato in pazienti affetti da moderata a grave insufficienza renale (clearance creatinina <= 50 ml/min) o affetti da moderata a grave insufficienza epatica (Child-Pugh score > 6). E'controindicato per pazienti di eta' inferiore ai 18 anni. >>Modo di s omministrazione. Il prodotto e' fornito come soluzione iniettabile pronta per l'uso. La dose raccomandata viene prelevata direttamente con una siringa e iniettata in bolo sottocutaneo senza essere diluita. Prima della somministrazione, deve essere esaminato a vista al fine di rilevare l'eventuale presenza di materiale corpuscolato o di alterazioni del colore. Il medicinale eve raggiungere la temperatura ambiente prima della somministrazione.

Conservazione

Conservare in frigorifero (2 gradi C - 8 gradi C). Non congelare.

Avvertenze

La cladribina e' una sostanza antineoplastica e immunosoppressiva in grado di indurre notevoli reazioni tossiche quali mielo- e immunosoppressione, linfocitopenia persistente e infezioni opportunistiche. Monitorare attentamente i pazienti in terapia con cladribina per evidenziarel'eventuale insorgere di tossicita' ematologica e non ematologica. Si consiglia particolare cautela ed accurata valutazione del rapporto ri schi/benefici in caso di somministrazione di cladribina a pazienti esposti a un rischio piu' elevato di infezione, affetti da insufficienza midollare conclamata o da infiltrazioni tumorali del midollo, da insufficienza renale o epatica, manifesta o sospetta, oppure sottoposti a pretrattamenti immunosoppressivi. Prima di avviare la terapia con cladribina i pazienti affetti da infezioni attive vanno sottoposti al relativo trattamento. Sebbene una profilassi antinfettiva sia generalmente sconsigliata, essa puo' risultare benefica in pazienti immunocompromessi prima del trattamento con cladribina o a pazienti con una agranulocitosi preesistente. In caso di comparsa di tossicita' grave, il medicodeve considerare di ritardare o sospendere la terapia con il medicina le fino alla risoluzione delle complicazioni gravi. In caso di infezioni iniziare il trattamento antibiotico del caso. Si raccomanda che i pazienti sottoposti a cladribina ricevano gli emoconcentrati previamente irradiati al fine di prevenire la graft-versus-host disease (Ta-GVHD) collegata alla trasfusione. Il trattamento con cladribina e' associato con la mielosoppressione e l'immunosoppressione grave e prolungata.Il trattamento con questi agenti e' associato alla comparsa di tumori secondari che insorgono frequentemente in pazienti affetti da leucemi a a cellule capellute. L'incidenza massima di tumore secondario con questo prodotto e' stata di 6,5% dopo un periodo di osservazione medianodi 8,4 anni. E' essenziale monitorare regolarmente i pazienti sottopo sti a trattamento con cladribina. La mielosoppressione raggiunge il suo apice nel primo mese successivo al termine del trattamento e puo' imporre il ricorso a trasfusioni di concentrati eritrocitari o piastrinici. Il rischio di un ulteriore peggioramento della funzionalita' del midollo osseo suggerisce la massima cautela nel trattamento dei pazienti che presentano sintomi di depressione dell'attivita' midollare. Valutare con attenzione il rapporto rischi/benefici nei pazienti che evidenziano, o per i quali si sospetta, la presenza di un'infezione attiva.I pazienti affetti da infiltrazioni midollari correlate alla patologi a o gia' sottoposti a trattamenti immunosoppressivi sono esposti a un maggiore rischio di mielotossicita' grave nonche' di immunosoppressione persistente e richiedono una riduzione del dosaggio nonche' un regolare monitoraggio. La pancitopenia e' di norma reversibile, mentre la gravita' dell'aplasia midollare risulta dose-dipendente. Durante la terapia e nei 6 mesi successivi, e' prevista un'aumentata incidenza delleinfezioni opportunistiche. Pertanto, durante e dopo (per un periodo d i 2-4 mesi) e' essenziale monitorare con cura e regolarita' il quadro emocromocitometrico su sangue periferico per evidenziare potenziali reazioni avverse e rispettive complicazioni (anemia, neutropenia, trombocitopenia, infezioni, emolisi ed emorragie) nonche' per seguire la normalizzazione dei valori ematici. Si osserva di frequente la comparsa di febbre di origine sconosciuta tra i pazienti sottoposti al trattamento della leucemia a cellule capellute che si manifesta prevalentementedurante le prime 4 settimane di terapia. Meno di un terzo delle manif estazioni febbrili e' associato ad infezione documentata. In caso di febbre conseguente ad infezione o agranulocitosi e' indicato un trattamento antibiotico. Insufficienza renale ed epatica Non sono disponibilidati sull'uso nei pazienti affetti da insufficienza renale o epatica. L'esperienza clinica e' molto limitata a riguardo e la sicurezza in questi pazienti non e' ben dimostrata. Il trattamento deve procedere con estrema cautela nei pazienti con insufficienza renale o epatica sospetta o conclamata. Per tutti i pazienti in terapia i controlli periodici della funzione renale ed epatica sono clinicamente indicati. I pazienti anziani devono essere trattati sulla base di una valutazione individuale e con un attento monitoraggio dei valori ematologici e della funzionalita' renale ed epatica. Il rischio deve essere valutato caso per caso. In presenza di grande massa tumorale, 24 ore prima dell'inizio del trattamento chemioterapico, si deve sottoporre il paziente ad una terapia profilattica con allopurinolo, per controllare il livello dell'acido urico, e ad un'idratazione adeguata o aumentata.Il dosaggio orale quotidiano consigliato e' di 100 mg di allopurinolo per 2 settimane. Nel caso di un incremento della uricemia oltre il valore normale,e' possibile aumentare la dose di allopurinolo a 300 mg al giorno. Gl i uomini sottoposti a trattamento con cladribina devono adottare efficaci misure di contraccezione fino a 6 mesi dopo la cura e farsi consigliare per la crioconservazione dello sperma prima del trattamento, a causa della possibile sterilita' dovuta alla terapia con cladribina.

Interazioni

A causa del potenziale aumento della tossicita' ematologia e della soppressione della attivita' midollare, la cladribina non deve essere somministrata contemporaneamente ad altri medicinali mielosoppressivi. Non e' stato osservato alcun effetto della cladribina sull'attivita' di altri agenti antineoplastici in vitro (quali doxorubicina, vincristina, citarabina, ciclofosfamide) e in vivo. Tuttavia, uno studio in vitroha rivelato resistenza crociata tra cladribina e mostarda azotata (me cloretamina); per la citarabina un autore ha descritto una reazione crociata in vivo senza perdita di attivita'. A causa del metabolismo intracellulare simile puo' verificarsi resistenza crociata con altri analoghi dei nucleotidi come fludarabina o 2-desossicoformicina. Si sconsiglia pertanto la somministrazione simultanea di analoghi dei nucleotidi con cladribina. E' stato dimostrato un aumento del rischio di infezioni gravi in presenza di uso combinato di corticosteroidi e cladribina. Pertanto non si devono somministrare contemporaneamente. A causa di una probabile insorgenza di interazioni con medicinali sottoposti a fosforilazione intracellulare, (come agenti antivirali o con inibitori di assorbimento di adenosina) si sconsiglia il loro uso contemporaneamente alla cladribina.

Effetti indesiderati

Infezioni e infestazioni. Molto comuni (>=1/10): infezioni (es. polmoniti e setticemia). Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi compresi). Comuni (>=1/100, <1/10): tumori secondari. Rari (>=1/10.000, <1/1.000): sindrome da lisi tumorale. Patologie del sistema emolinfopoietico. Molto comuni: pancitopenia/mielosoppressione, neutropenia, trombocitopenia, anemia, linfopenia. Non comuni (>=1/1.000, <1/100): anemia emolitica. Rare: ipereosinofilia. Molto rare: amiloidosi. Disturbi del sistema immunitario. Molto comuni: immunosoppressione. Rari: graft-versus-host disease. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Molto comuni: riduzione dell'appetito. Non comuni: cachessia. Patologie del sistema nervoso. Molto comuni: cefalee, capogiri. Comuni: insonnia, ansia. Non comuni: sonnolenza, parestesia, letargia, polineuropatia, confusione, atassia. Rare: apoplessia, disturbi neurologici acarico del linguaggio e della deglutizione. Molto rari: depressione, crisi epilettiche. Patologie dell'occhio. Non comuni: congiuntiviti. Molto rari: blefariti. Patologie cardiache. Comuni: tachicardia, murmure cardiaco, ipotensione, epistassi, ischemia miocardica. Rare: insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco. Patologie vascolari. Molto comuni: porpora. Comuni: petecchie, emorragie. Non comuni: flebite. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Molto comuni: suoni respiratori e toracici anomali, tosse. Comuni: respirocorto, infiltrati polmonari interstiziali a prevalente eziologia infe ttiva, mucosite. Non comuni: faringite. Molto rari: embolia polmonare.Patologie gastrointestinali. Molto comuni: nausea, vomito, costipazio ne, diarrea. Comuni: dolore gastrointestinale, flatulenza. Molto rare:ileo. Patologie epatobiliari. Comuni: aumento reversibile e in preval enza lieve dei livelli di bilirubina e transaminasi. Rare: insufficienza epatica. Molto rare: colecistite. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Molto comuni: eruzione cutanea, esantema localizzato, diaforesi. Comuni: prurito, dolore cutaneo, eritema, orticaria. Rare: sindrome di Stevens-Johnson/sindrome di Lyell. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Comuni: mialgia, artralgia, artriti, dolore osseo. Patologie renali e urinarie. Rare: insufficienza renale. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Molto comuni: reazioni al sito di iniezione, febbre, affaticamento, brividi, astenia. Comuni: edema, malessere, dolore. La maggior parte delle reazioni avverse non ematologiche risulta di intensita' da lieve a moderata. Non e' di solito necessario il trattamento della nausea con antiemetici. I bassi valori ematologici evidenziati nei pazienti affetti da leucemia a cellule capellute in fase attiva determinano in oltre il 90% dei casi l'insorgere di gravi e transitorie neutropenie. L'impiego di fattori di crescita ematopoetici non promuove l'aumento dei neutrofili ne' la diminuzione degli episodi febbrili. Il20-30% dei pazienti in terapia evidenzia gravi trombocitopenie. E' pl ausibile l'insorgere di linfocitopenia della durata di diversi mesi nonche' di un'immunosoppressione associata all'aumento del rischio di infezioni. Il ripristino dei livelli dei linfociti T citotossici e dellecellule natural killer richiede dai 3 ai 12 mesi circa, mentre la com pleta rigenerazione dei linfociti T helper e B necessita di non meno di 2 anni.La cladribina induce una grave e prolungata diminuzione dei livelli di linfociti T CD4+ e CD8+ (immunosoppressione) le cui conseguenze a lungo termine sono a tutt'oggi sconosciute. Le complicazioni gravi molto comuni, in alcuni casi letali, sono rappresentate dalle infezioni opportunistiche (quali quelle prodotte da Pneumocystis carinii, Toxoplasma gondii, Listeria, Candida, Herpes virus, Cytomegalovirus e micobatteri atipici). Raramente si segnalano reazioni avverse gravi quali ileo, insufficienza epatica grave, insufficienza renale, insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, apoplessia, disturbi neurologici dell'eloquio e della deglutizione, sindrome da lisi tumorale associata a insufficienza renale acuta, graft-versus-host disease conseguente a trasfusione, sindromi di Stevens-Johnson/Lyell (necrosi epidermica di origine tossica), anemia emolitica e ipereosinofilia (associata ad eruzione epidermica eritematosa, prurito ed edema del viso). La maggioranza dei decessi imputabili al medicinale e' dovutaa complicazioni infettive. Altri rari eventi con esito fatale associa ti al trattamento chemioterapico sono risultati la comparsa di tumori secondari, di accidenti cerebro- e cardiovascolari, di graft-versus-host disease conseguente a ripetute trasfusioni di sangue non irraggiatononche' di sindrome da lisi tumorale associata a iperuricemia, acidos i metabolica e insufficienza renale acuta.

Gravidanza e allattamento

Cladribina causa gravi anomalie congenite se somministrato durante la gravidanza. Studi condotti in vivo su modelli animali e in vitro su linee cellulari umane hanno dimostrato che la cladribina ha effetti teratogeni e mutageni. E' controindicato in gravidanza. Le donne in eta' fertile devono fare uso di un contraccettivo efficace durante il trattamento con cladribina e nei 6 mesi successivi all'ultima dose di cladribina. Qualora la gravidanza iniziasse durante il trattamento la donna deve essere informata dei possibili rischi per il feto. Non e' noto sela cladribina venga escreta con il latte materno. Alla luce delle pot enziali reazioni avverse nei neonati, l'allattamento e' controindicatodurante il trattamento con cladribina e nei 6 mesi successivi all'ult ima dose di cladribina. Gli effetti della cladribina sulla fertilita' non sono stati studiati negli animali. Tuttavia, uno studio di tossicita' condotto nella scimmia cynomolgus ha mostrato che la cladribina sopprime la maturazione delle cellule a rapida generazione, comprese le cellule testicolari. L'effetto sulla fertilita' umana non e' noto. Gliagenti antineoplastici, come la cladribina, che interferiscono con la sintesi di DNA, RNA e proteine, possono avere effetti avversi sulla g ametogenesi umana. Gli uomini sottoposti a trattamento con cladribina devono adottare efficaci misure di contraccezione fino a 6 mesi dopo la terapia e farsi consigliare per la crioconservazione dello sperma prima del trattamento, a causa della possibile sterilita' dovuta alla terapia con cladribina.