Xarelto - 30cpr Riv 10mg

Dettagli:
Nome:Xarelto - 30cpr Riv 10mg
Codice Ministeriale:038744037
Principio attivo:Rivaroxaban
Codice ATC:B01AF01
Fascia:H
Prezzo:208.23
Lattosio:Contiene lattosio
Produttore:Bayer Spa
SSN:Medicinale ospedaliero dispensabile in farmacia a totale carico del cittadino
Ricetta:RNRL - vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti art.93 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco ospedaliero esitabile in farmacia
Forma:Compresse rivestite
Contenitore:Blister
Iva:10%
Temp. Conservazione:Nessuna particolare condizione di conservazione
Scadenza:36 mesi

Denominazione

XARELTO 10 MG

Formulazioni

Xarelto - 5cpr Riv 10mg
Xarelto - 10cpr Riv 10mg
Xarelto - 30cpr Riv 10mg
Xarelto - 5cpr Riv 10mg Pp/Alu
Xarelto - 10cpr Riv 10mg Pp/Alu
Xarelto - 30cpr Riv 10mg Pp/Alu

Categoria farmacoterapeutica

Antitrombotici.

Principi attivi

Rivaroxaban.

Eccipienti

Nucleo della compressa: cellulosa microcristallina; croscarmellosa sodica; lattosio monoidrato; ipromellosa; sodio laurilsolfato; magnesio stearato. Pellicola di rivestimento: macrogol 3350; ipromellosa; titanio diossido (E171); ossido di ferro rosso (E172).

Indicazioni

Prevenzione del tromboembolismo venoso (TEV) nei pazienti adulti sottoposti a interventi di sostituzione elettiva di anca o di ginocchio.

Controindicazioni / effetti secondari

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti; emorragie clinicamente significative in atto; patologie epatiche associate a coagulopatia e rischio emorragico clinicamente significativo, compresi i pazienti cirrotici con Child Pugh B e C; gravidanza e allattamento.

Posologia

La dose raccomandata e' di 10 mg di rivaroxaban una volta al giorno per via orale. La dose iniziale deve essere assunta 6 - 10 ore dopo l'intervento, a condizione che sia stata ottenuta l'emostasi. La durata del trattamento dipende dal rischio individuale di tromboembolismo venoso, determinato dal tipo di intervento chirurgico ortopedico. Nei pazienti sottoposti a interventi di chirurgia maggiore all'anca, si raccomanda un trattamento di 5 settimane. Nei pazienti sottoposti a interventi di chirurgia maggiore al ginocchio, si raccomanda un trattamento di 2 settimane. In caso di dimenticanza di una dose, il paziente deve prendere il medicinale immediatamente e proseguire il giorno seguente conl'assunzione monogiornaliera abituale. Passaggio dagli antagonisti de lla vitamina K (AVK) al farmaco: nei pazienti che passano dagli AVK alfarmaco, dopo l'assunzione del medicinale i valori dell'International Normalized Ratio (INR) saranno falsamente elevati. L'INR non e' indic ato per misurare l'attivita' anticoagulante del medicinale e quindi non deve essere utilizzato. Passaggio dal farmaco agli antagonisti dellavitamina K (AVK): durante la transizione dal medicinale agli AVK esis te la possibilita' di un effetto anticoagulante inadeguato. Ogni qualvolta si passi ad un altro anticoagulante deve essere assicurato un livello di anticoagulazione adeguato e continuo. Si noti che il prodotto puo' contribuire a innalzare l'INR. Nei pazienti che passano del farmaco agli AVK, gli AVK devono essere somministrati in associazione fino a che l'INR sia >= 2,0. Nei primi due giorni della fase di transizione, la posologia degli AVK deve essere quella iniziale standard mentre, successivamente, sara' basata sull'INR. Nella fase di trattamento concomitante con il medicinale e AVK, l'INR deve essere determinato non prima che siano trascorse 24 ore dalla dose precedente di medicinale, maprima della dose successiva. Dopo l'interruzione del farmaco, l'INR p uo' essere determinato in modo affidabile dopo che siano trascorse almeno 24 ore dall'ultima dose. Passaggio dagli anticoagulanti parenterali al farmaco: nei pazienti in trattamento con un anticoagulante parenterale, la terapia con il medicinale deve iniziare da 0 a 2 ore prima della prevista successiva somministrazione del medicinale parenterale (ad es. eparina a basso peso molecolare) o al momento dell'interruzionedi un medicinale parenterale a somministrazione continua (ad es. epar ina non frazionata per via endovenosa). Passaggio dal farmaco agli anticoagulanti parenterali: somministrare la prima dose dell'anticoagulante parenterale quando la dose successiva del medicinale avrebbe dovutoessere somministrata. Compromissione renale: i limitati dati clinici relativi ai pazienti con grave compromissione renale (clearance della creatinina 15 - 29 ml/min) indicano che le concentrazioni plasmatiche di rivaroxaban aumentano in misura significativa. Pertanto, il prodotto deve essere usato con cautela in questi pazienti. Si raccomanda l'uso in pazienti con clearance della creatinina < 15 ml/min. Non sono necessari aggiustamenti della dose nei pazienti con lieve compromissione renale (clearance della creatinina 50 - 80 ml/min) o moderata compromissione renale (clearance della creatinina 30 - 49 ml/min). Compromissione epatica: il medicinale e' controindicato nei pazienti con patologie epatiche associate a coagulopatia e rischio emorragico clinicamente significativo, compresi i pazienti con cirrosi e Child Pugh B e C. Popolazione anziana: nessun aggiustamento della dose. Peso corporeo: nessun aggiustamento della dose. Sesso: nessun aggiustamento della dose. Popolazione pediatrica: la sicurezza e l'efficacia del prodotto nei bambini di eta' compresa tra 0 e 18 anni non sono state valutate. In assenza di dati, l'uso del medicinale non e' raccomandato nei bambini al di sotto dei 18 anni. Modo di somministrazione: per uso orale. Il farmaco puo' essere assunto indipendentemente dai pasti.

Conservazione

Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.

Avvertenze

Diverse sottopopolazioni di pazienti, descritte di seguito in dettaglio, hanno un rischio emorragico aumentato. Tali pazienti devono essere sottoposti ad attento monitoraggio riguardo ai segni e ai sintomi di complicanze emorragiche ed anemia dopo l'inizio del trattamento. Tale monitoraggio puo' essere effettuato con visite mediche regolari, attento controllo del drenaggio della ferita chirurgica e determinazioni periodiche dell'emoglobina. Ogni riduzione dell'emoglobina o della pressione arteriosa di origine sconosciuta deve essere seguita dalla ricercadi un focolaio emorragico. Nei pazienti con grave compromissione rena le (clearance della creatinina < 30 ml/min), i livelli plasmatici di rivaroxaban possono aumentare in misura significativa (in media di 1,6 volte); cio' puo' aumentare il rischio emorragico. Il medicinale deve essere usato con cautela nei pazienti con clearance della creatinina 15 - 29 ml/min. Si sconsiglia l'uso in pazienti con clearance della creatinina < 15 ml/min. Il farmaco deve essere usato con cautela nei pazienti con compromissione renale moderata (clearance della creatinina 30- 49 ml/min) trattati contemporaneamente con altri medicinali che ind ucono un aumento delle concentrazioni plasmatiche di rivaroxaban. L'uso del medicinale e' sconsigliato nei pazienti trattati congiuntamente con antimicotici azolici per via sistemica (quali ketoconazolo, itraconazolo, voriconazolo e posaconazolo) o inibitori delle proteasi HIV (ad es. ritonavir). Tali sostanze attive sono potenti inibitori di CYP3A4 e P-gp e possono pertanto aumentare le concentrazioni plasmatiche dirivaroxaban in misura clinicamente rilevante (in media 2,6 volte): ci o' puo' essere causa di un aumento del rischio emorragico. Usare cautela se i pazienti sono trattati congiuntamente con medicinali che influiscono sull'emostasi, come i medicinali anti-infiammatori non steroidei (FANS), acido acetilsalicilico, gli antiaggreganti piastrinici o altri agenti antitrombotici. Per i pazienti a rischio di ulcera peptica puo' essere preso in considerazione un idoneo trattamento profilattico.Come gli altri agenti antitrombotici, rivaroxaban deve essere usato c on cautela nei pazienti ad alto rischio emorragico, come in caso di: disturbi emorragici congeniti o acquisiti; ipertensione arteriosa gravenon controllata; ulcere gastrointestinali attive; ulcere gastrointest inali recenti; retinopatia vascolare; recente emorragia endocranica o endocerebrale; anomalie vascolari endospinali o endocerebrali; recentechirurgia cerebrale, spinale od oculare; bronchiectasia o anamnesi di emorragia polmonare. Nella routine clinica non e' necessario il monit oraggio dei parametri della coagulazione durante il trattamento con rivaroxaban. Comunque, qualora clinicamente indicato, i livelli plasmatici di rivaroxaban possono essere misurati mediante test anti-Fattore Xa opportunamente calibrati. Rivaroxaban non e' stato valutato in studiclinici in pazienti sottoposti a interventi chirurgici per frattura d i anca per valutare l'efficacia e la sicurezza in questi pazienti. Percio', rivaroxaban non e' raccomandato in questi pazienti. In caso di anestesia neurassiale (anestesia spinale/epidurale) o puntura spinale/epidurale, i pazienti trattati con agenti antitrombotici per la prevenzione delle complicanze tromboemboliche sono esposti al rischio di ematoma epidurale o spinale, che puo' causare una paralisi prolungata o permanente. Questo rischio puo' aumentare in caso di uso post-operatoriodi cateteri epidurali a permanenza o di uso congiunto di medicinali c he alterano l'emostasi. Il rischio puo' aumentare anche in caso di puntura epidurale o spinale traumatica o ripetuta. I pazienti devono essere controllati frequentemente riguardo a segni e sintomi di alterazioni neurologiche (ad es. intorpidimento o debolezza degli arti inferiori, disfunzione intestinale o vescicale). In presenza di compromissione neurologica sono necessari una diagnosi e un trattamento immediati. Prima dell'intervento neurassiale, valutare il rapporto tra il beneficioatteso e il rischio presente nei pazienti in terapia anticoagulante o nei pazienti per i quali e' in programma una terapia anticoagulante p er la profilassi antitrombotica. Un catetere epidurale non deve essererimosso prima di 18 ore dopo l'ultima somministrazione di rivaroxaban . La dose successiva di rivaroxaban deve essere somministrata non prima di 6 ore dopo la rimozione del catetere. In caso di puntura traumatica, la somministrazione di rivaroxaban deve essere rimandata di 24 ore. Il medicinale contiene lattosio.

Interazioni

Inibitori CYP3A4 e P-gp: la somministrazione congiunta di rivaroxaban e ketoconazolo (400 mg una volta al giorno) o ritonavir (600 mg due volte al giorno) ha indotto un aumento di 2,6 / 2,5 volte dell'AUC mediadi rivaroxaban e un aumento di 1,7/1,6 volte della Cmax media di riva roxaban, con aumento significativo degli effetti farmacodinamici: cio'puo' essere causa di un aumento del rischio emorragico. Pertanto, l'u so del farmaco e' sconsigliato nei pazienti trattati congiuntamente con antimicotici azolici, quali chetoconazolo, itraconazolo, voriconazolo e posaconazolo, per via sistemica o con inibitori delle proteasi HIV. Questi principi attivi sono inibitori potenti di CYP3A4 e P-gp. Si ritiene che i principi attivi che inibiscono in misura significativa solo una delle vie metaboliche di rivaroxaban, CYP3A4 oppure P-gp, aumentino le concentrazioni plasmatiche di rivaroxaban in misura minore. Claritromicina (500 mg due volte al giorno), ad esempio, considerata un inibitore potente di CYP3A4 e un inibitore da debole a moderato di P-gp, ha indotto un aumento di 1,5 volte dell'AUC media di rivaroxaban e un aumento di 1,4 volte di Cmax. Tale aumento non e' considerato clinicamente rilevante. Eritromicina (500 mg tre volte al giorno), che inibisce CYP3A4 e P-gp in misura moderata, ha indotto un aumento di 1,3 volte dell'AUC media e Cmax media di rivaroxaban. Questo aumento non e' considerato clinicamente rilevante. Il fluconazolo (400 mg una volta al giorno), considerato un inibitore moderato del CYP3A4, ha aumentato di 1,4 volte l'AUC media di rivaroxaban e di 1,3 volte la Cmax media. Tale aumento non e' considerato clinicamente rilevante. A causa dei limitati dati clinici disponibili con il dronedarone, la sua somministrazione in concomitanza con rivaroxaban deve essere evitata. Anticoagulanti: dopo somministrazione congiunta di enoxaparina (40 mg dose singola) e rivaroxaban (10 mg dose singola) e' stato osservato un effetto additivo sull'attivita' anti- Fattore Xa in assenza di effetti addizionali sui test della coagulazione (PT, aPTT). Enoxaparina non ha modificato la farmacocinetica di rivaroxaban. A causa del rischio emorragico aumentato, occorre usare cautela in caso di trattamento congiunto con qualsiasi altro anticoagulante. FANS/antiaggreganti piastrinici: dopo somministrazione congiunta di rivaroxaban (15 mg) e 500 mg di naproxenenon sono stati osservati aumenti clinicamente rilevanti del tempo di emorragia. Tuttavia, alcuni soggetti possono presentare una risposta farmacodinamica piu' pronunciata. Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche o farmacodinamiche clinicamente significative in casodi somministrazione congiunta di rivaroxaban e 500 mg di acido acetil salicilico. Clopidogrel (dose di carico di 300 mg, seguita da una dosedi mantenimento di 75 mg) non ha mostrato alcuna interazione farmacoc inetica con rivaroxaban (15 mg), ma in una sottopopolazione di pazienti e' stato osservato un aumento rilevante del tempo di emorragia, non correlato al grado di aggregazione piastrinica o ai livelli di P-selectina o del recettore GPIIb/IIIa. Usare cautela se i pazienti sono trattati congiuntamente con FANS (compreso acido acetilsalicilico) e antiaggreganti piastrinici, perche' questi medicinali aumentano tipicamenteil rischio emorragico. Warfarin: La transizione dall'antagonista dell a vitamina K warfarin (INR compreso tra 2,0 e 3,0) a rivaroxaban (20 mg) o da rivaroxaban (20 mg) a warfarin (INR compreso tra 2,0 e 3,0) haindotto un aumento del tempo di protrombina/INR (Neoplastin) piu' che additivo (possono essere osservati valori singoli di INR fino a 12), mentre gli effetti su aPTT, inibizione dell'attivita' del fattore Xa epotenziale endogeno di trombina (ETP) sono risultati additivi. Se si desidera verificare gli effetti farmacodinamici di rivaroxaban duranteil periodo di transizione, possono essere utilizzati i test per l'att ivita' anti-fattore Xa, PiCT e Heptest, perche' non sono influenzati da warfarin. Il quarto giorno dopo l'ultima dose di warfarin, tutti i test (compresi PT, aPTT, inibizione dell'attivita' del fattore Xa ed ETP) rispecchiano esclusivamente l'effetto di rivaroxaban. Se si desidera verificare gli effetti farmacodinamici di warfarin durante il periodo di transizione, si puo' usare l'INR in corrispondenza della concentrazione minima (C valle) di rivaroxaban (24 ore dopo l'assunzione precedente di rivaroxaban) perche', in quel momento, tale test e' influenzato in misura minima da rivaroxaban. Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche tra warfarin e rivaroxaban. Induttori di CYP3A4: La somministrazione congiunta di rivaroxaban e del potente induttore diCYP3A4 rifampicina ha indotto una riduzione di circa il 50% dell'AUC media di rivaroxaban, con riduzione parallela dei suoi effetti farmacodinamici. Anche l'uso congiunto di rivaroxaban e altri induttori potenti di CYP3A4 (ad es. fenitoina, carbamazepina, fenobarbital o erba di S. Giovanni (Hypericum perforatum)) puo' ridurre le concentrazioni plasmatiche di rivaroxaban. Gli induttori potenti di CYP3A4 vanno somministrati contemporaneamente con cautela. Altre terapie congiunte: non sono state osservate interazioni farmacocinetiche o farmacodinamiche clinicamente significative in caso di somministrazione congiunta di rivaroxaban e midazolam (substrato di CYP3A4), digossina (substrato di P-gp), atorvastatina (substrato di CYP3A4 e P- gp) od omeprazolo (inibitore di pompa protonica). Rivaroxaban non inibisce ne' induce alcuna delle isoforme principali di CYP, come CYP3A4. Non sono state osservate interazioni clinicamente rilevanti con il cibo. Parametri di laboratorio: i parametri della coagulazione (ad es. PT, aPTT, HepTest) sono alterati come previsto per via del meccanismo d'azione di rivaroxaban.

Effetti indesiderati

Le frequenze sono definite come segue: molto comune (>= 1/10) comune (>= 1/100, < 1/10) non comune (>= 1/1.000, < 1/100) rara (>= 1/10.000, < 1/1.000) molto rara (< 1/10.000) non nota. Tutte le reazioni avverseinsorte durante il trattamento segnalate nei pazienti negli studi di fase III. Patologie del sistema emolinfopoietico. Comune: anemia (incl. i rispettivi parametri di laboratorio). Non comune: trombocitemia (incl. aumento della conta piastrinica). Disturbi del sistema immunitario. Non comune: reazione allergica, dermatite allergica. Patologie del sistema nervoso. Comune: capogiro, cefalea, sincope; non comune: Emorragia cerebrale e intracranica. Patologie dell'occhio. Comune: emorragia oculare (incl. emorragia congiuntivale). Patologie cardiache. Comune: tachicardia. Patologie vascolari. Comune: ipotensione, ematoma; non nota: pseudoaneurisma dopo intervento percutaneo. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comune: epistassi; non comune: emottisi. Patologie gastrointestinali. Comune: emorragie del tratto gastrointestinale (incl. sanguinamento gengivale ed emorragia rettale), dolore gastrointestinale e addominale, dispepsia, nausea, costipazione, diarrea, vomito; non comune: bocca asciutta. Patologie epatobiliari. Non comune: disfunzione epatica; rara: ittero. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: prurito (incl. casi non comuni di prurito generalizzato), eruzione cutanea, ecchimosi; non comune: orticaria, emorragia cutanea e sottocutanea. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Comune: dolore alle estremita'; non comune: emartrosi; rara: emorragia muscolare; non nota: sindrome compartimentale secondaria all'emorragia. Patologie renali e urinarie. Comune: Emorragie del tratto urogenitale (incl. ematuria e menorragia); non comune: compromissione renale (incl. aumento della creatininemia, aumento dell'azotemia); non nota: compromissione renale/compromissione renale acuta secondaria a un'emorragia in grado di causare ipoperfusione. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione.comune: febbre, edema periferico, riduzione delle forze e dell'energia(incl. affaticamento e astenia); non comune: sensazione di indisposiz ione (incl. malessere), edema localizzato. Esami diagnostici. Comune: aumento delle transaminasi; non comune: aumento della bilirubina, della fosfatasi alcalina, della LDH, della lipasi, dell'amilasi, della GGT; rara: aumento della bilirubina coniugata (con o senza contemporaneo aumento della ALT). Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura. Comune: Emorragia postprocedurale (incl. anemia postoperatoria ed emorragia dalla ferita), contusione, secrezione dalla ferita. A causa del suo meccanismo d'azione farmacologico, l'uso del medicinale puo' essere associato a un aumento del rischio di emorragie occulte o conclamate in qualsiasi tessuto od organo, che possono indurre anemia post-emorragica. Segni, sintomi e gravita' (compreso l'esito fatale) variano a seconda della sede e dell'entita' o portata dell'emorragia e/o dell'anemia. Negli studi clinici i sanguinamenti della mucosa (ad es. epistassi, sanguinamenti gengivali, gastrointestinali e genito-urinari)e l'anemia sono stati segnalati piu' frequentemente, in confronto al trattamento con AVK, durante il trattamento a lungo termine con rivaroxaban. Percio', oltre ad un'adeguata sorveglianza clinica, puo' essereimportante, se del caso, effettuare dei controlli di laboratorio su e moglobina/ematocrito per rilevare dei sanguinamenti occulti. Il rischio emorragico puo' essere aumentato in determinate categorie di pazienti, ad es. nei pazienti con grave ipertensione arteriosa non controllata e/o trattati congiuntamente con altri medicinali che abbiano effettisull'emostasi. Le mestruazioni possono essere di intensita' e/o durat a maggiore. Le complicanze emorragiche possono presentarsi con debolezza, astenia, pallore, capogiro, cefalea o gonfiori di origine sconosciuta, dispnea e shock di origine non nota. In alcuni casi, come conseguenza dell'anemia, sono stati osservati sintomi di ischemia cardiaca come dolore toracico o angina pectoris. Con il medicinale sono state segnalate le note complicanze delle emorragie gravi, come la sindrome compartimentale e la compromissione renale dovuta a ipoperfusione. Pertanto, nella valutazione delle condizioni dei pazienti in terapia anticoagulante occorre considerare l'eventualita' di un'emorragia.

Gravidanza e allattamento

La sicurezza e l'efficacia del medicinale nelle donne in gravidanza non sono state stabilite. Gli studi condotti su animali hanno evidenziato una tossicita' riproduttiva. Per via della potenziale tossicita' riproduttiva, del rischio emorragico intrinseco e dell'evidenza che rivaroxaban attraversa la placenta, il farmaco e' controindicato durante lagravidanza. Le donne in eta' fertile devono evitare di iniziare una g ravidanza durante il trattamento con rivaroxaban. La sicurezza e l'efficacia del medicinale nelle donne che allattano non sono state stabilite. I dati ricavati dagli animali indicano che rivaroxaban e' escreto nel latte materno. Pertanto, il farmaco e' controindicato durante l'allattamento. Occorre decidere se interrompere l'allattamento o interrompere/rinunciare alla terapia. Non sono stati condotti studi specifici con rivaroxaban per determinarne gli effetti sulla fertilita' in uomini e donne. In uno studio sulla fertilita' maschile e femminile nel ratto non sono stati riscontrati effetti.