Zavedos - Fl 1cps 10mg

Dettagli:
Nome:Zavedos - Fl 1cps 10mg
Codice Ministeriale:027441043
Principio attivo:Idarubicina Cloridrato
Codice ATC:L01DB06
Fascia:A
Prezzo:108.1
Glutine:Senza glutine
Lattosio:Senza lattosio
Produttore:Pfizer Italia Srl
SSN:Concedibile esente
Ricetta:RNR - ricetta non ripetibile art.89 DL 219/06 (ex senza formalismi)
Tipo prodotto:Farmaco etico
Forma:Capsule rigide
Contenitore:Flacone
Iva:10%
Temp. Conservazione:Nessuna particolare condizione di conservazione
Scadenza:36 mesi

Denominazione

ZAVEDOS capsule rigide

Formulazioni

Zavedos - Fl 1cps 5mg
Zavedos - Fl 1cps 10mg
Zavedos - Fl 1cps 25mg

Categoria farmacoterapeutica

Antibiotici citotossici.

Principi attivi

Idarubicina cloridrato.

Eccipienti

Cellulosa microcristallina, glicerile palmito-stearato. Costituenti: gelatina, titanio diossido (E171). Solo in cps 5 e 10 mg: ossido di ferro rosso (E172).

Indicazioni

Trattamento della leucemia acuta non linfoblastica (LANL) dell'adulto in prima linea e/o in pazienti recidivati o refrattari a precedenti trattamenti, quando non e' possibile la somministrazione per via endovenosa. Puo' essere usato in associazione con altri farmaci citotossici in regimi polichemioterapici. Trattamento del carcinoma della mammella in stadio avanzato dopo fallimento del trattamento chemioterapico di prima linea, non comprendente l'uso di antracicline, o in quello di pazienti non piu' responsive alla terapia ormonale. Puo' essere usato in combinazione con altri antitumorali.

Controindicazioni / effetti secondari

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti e/o ad altre antracicline o antracenedioni. Grave insufficienza epatica. Grave insufficienza renale. Grave insufficienza miocardica. Infarto miocardico recente. Grave aritmia. Mielosoppressione persistente. Pregresso trattamento con le massime dosi cumulative di idarubicina e/o di altre antracicline e antracenedioni. Allattamento.

Posologia

Il dosaggio e' in genere calcolato in base alla superficie corporea. Come agente singolo la dose suggerita nell'LANL dell'adulto e' di 30 mg/m^2 al giorno per via orale per 3 giorni, oppure tra 15 e 30 mg/m^2 al giorno per 3 giorni in combinazione con altri agenti citotossici. Come agente singolo la dose suggerita nel carcinoma della mammella in stadio avanzato e' di 45 mg/m^2 somministrata per via orale in dose unica o suddivisa in 3 giorni consecutivi (15 mg/m^2/die) e da ripetere ogni 3-4 settimane in funzione del ritorno alla normalita' ematologica. In combinazione con altri agenti chemioterapici si puo' somministrare una dose di 35 mg/m^2 per via orale in un unico giorno. Tuttavia, questo dosaggio deve tener conto del quadro ematologico iniziale della paziente e del dosaggio degli altri farmaci impiegati nello schema di polichemioterapia. Nei pazienti con insufficienza epatica si consiglia una riduzione del dosaggio. Le capsule vanno assunte con un po' d'acqua e non succhiate, prese a pezzetti o masticate. Si consiglia l'assunzione con un pasto leggero.

Conservazione

Nessuna speciale precauzione per la conservazione.

Avvertenze

La cardiotossicita' e' un rischio del trattamento con le antracicline che si puo' manifestare con eventi acuti o ritardati. La cardiotossicita' immediata dell'idarubicina si manifesta principalmente con tachicardia sinusale e/o alterazioni del tracciato ECG, come alterazioni non specifiche del tratto ST-T. La cardiotossicita' ritardata solitamente si manifesta tardi nel corso del trattamento o entro i 2-3 mesi successivi alla fine del trattamento, ma sono stati anche segnalati eventi che si manifestano piu' tardi, dopo diversi mesi o anni dalla fine della terapia. Si manifesta mediante una ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) e/o segni e sintomi di scompenso cardiaco congestizio quali dispnea, edema polmonare, edema dipendente, cardiomegalia, epatomegalia, oliguria, ascite, versamento pleurico e ritmo di galoppo. Sono stai inoltre segnalati effetti subacuti come pericardite/miocardite. I limiti per dosi cumulative di idarubicina, sia per via endovenosa sia per via orale, non sono stati definiti. La funzione cardiaca deve essere valutata prima di iniziare il trattamento con idarubicina e deve essere monitorata durante la terapia per minimizzare il rischio di un grave danno cardiaco. Tale rischio puo' essere ridotto con un monitoraggio regolare della LVEF durante il trattamento e l'immediata sospensione della terapia al comparire del primo segno di compromissione della funzionalita' cardiaca. La tecnica di monitoraggio utilizzata deve essere coerente durante il periodo di follow-up. Le antracicline, compresa l'idarubicina, non devono essere somministrate in associazione ad altri agenti cardiotossici a meno che la funzionalita' cardiaca del paziente non venga attentamente monitorata. Il trastuzumab ha una emivita di circa 28,5 giorni e puo' persistere nel sistema circolatorio fino a 24 settimane. Pertanto, se possibile, evitare una terapia a base di antracicline fino a 24 settimane dopo la fine del trattamento con trastuzumab. Se vengono utilizzate antracicline prima di questo tempo, la funzionalita' cardiaca del paziente deve essere attentamentemonitorata. La funzionalita' cardiaca deve essere attentamente monito rata nei pazienti che assumono dosi cumulative elevate e in quelli confattori di rischio. Tuttavia, la cardiotossicita' con idarubicina puo ' verificarsi con dosi cumulative piu' basse in presenza o in assenza di fattori di rischio per la tossicita' cardiaca. I neonati ed i bambini risultano esposti ad un rischio maggiore di comparsa di cardiotossicita' indotta da antracicline. Pertanto deve essere effettuata una valutazione periodica della funzionalita' cardiaca a lungo termine. E' probabile che la tossicita' di idarubicina e delle altre antracicline e antracenedioni sia additiva. Idarubicina e' un forte soppressore dell'attivita' del midollo osseo. Una grave mielosoppressione si verifica in tutti i pazienti in terapia con idarubicina. Prima e durante ogni ciclo di terapia con idarubicina deve essere valutato il profilo ematologico, incluso la conta differenziale dei globuli bianchi (WBC). La tossicita' ematologica si manifesta prevalentemente con leucopenia e/o granulocitopenia (neutropenia) reversibili e dose dipendenti che rappresentano le manifestazioni piu' comuni di tossicita' acuta dose-limitante di questo medicinale. La leucopenia e la neutropenia sono solitamente gravi; si possono inoltre riscontrare trombocitopenia ed anemia. Neutrofili e piastrine raggiungono il nadir solitamente tra i 10 ed i 14 giorni successivi alla somministrazione del medicinale; tuttavia, la conta cellulare torna generalmente ai livelli normali durante la terza settimana. Le conseguenze cliniche della mielosoppressione grave sono:febbre, infezioni, sepsi/setticemia, shock settico, emorragia, ipossi a tissutale, o decesso. Sono stati riportati casi di leucemia secondaria, con o senza fase preleucemica, nei pazienti trattati con antracicline, inclusa l'idarubicina. E' piu' comune quando questi medicinali vengono somministrati in combinazione con agenti antineoplastici che danneggiano il DNA, o quando i pazienti sono stati pesantemente pretrattati con farmaci citotossici, o quando le dosi di antracicline sono state aumentate. Queste leucemie possono avere un periodo di latenza che varia da 1 a 3 anni. Idarubicina induce emesi. Una mucosite di solito compare immediatamente dopo l'inizio del trattamento e, se grave, puo' progredire in pochi giorni ad ulcerazioni delle mucosa. Il recupero daquesti eventi avversi avviene per la maggior parte dei pazienti entro la terza settimana di terapia. Occasionalmente sono stati osservati e pisodi di gravi effetti gastrointestinali in pazienti in trattamento con idarubicina per via orale, affetti da leucemia acuta o con una storia di altre patologie o che avevano assunto medicinali che provocano complicazioni gastrointestinali. Nei pazienti affetti da una patologia gastrointestinale in atto con aumentato rischio di sanguinamento e/o perforazione, il medico deve valutare il rapporto rischio/beneficio della terapia con idarubicina per via orale. Poiche' un danno della funzionalita' epatica e/o renale puo' influire sul metabolismo di idarubicina, la funzionalita' epatica e renale deve essere valutata mediante leanalisi cliniche di laboratorio convenzionali prima e durante il trat tamento. Idarubicina puo' determinare iperuricemia come conseguenza dell'esteso catabolismo delle purine associato alla rapida lisi delle cellule tumorali indotta dal medicinale ("sindrome da lisi tumorale"). Ilivelli ematici di acido urico, potassio, calcio fosfato e creatinina devono essere valutati dopo l'inizio del trattamento. L'idratazione, l'alcalinizzazione delle urine e la profilassi con allopurinolo per prevenire l'uricemia possono minimizzare le potenziali complicanze dellasindrome da lisi tumorale. La somministrazione di vaccini vivi o vivi attenuati in pazienti immunocompromessi dagli agenti chemioterapici i nclusa l'idarubicina, possono determinare infezioni gravi o fatali. Lavaccinazione con un vaccino vivo deve essere evitata nei pazienti che assumono idarubicina. I vaccini uccisi o inattivati possono essere so mministrati; tuttavia, la risposta a tali vaccini potrebbe essere ridotta. Agli uomini trattati con idarubicina cloridrato si deve consigliare di fare uso di metodi contraccettivi durante la terapia e, se opportuno, di richiedere una consulenza sulla possibilita' di conservazionedello sperma in quanto la terapia potrebbe causare infertilita' irrev ersibile. Sono stati riportati casi di tromboflebiti e di fenomeni tromboembolici, inclusa l'embolia polmonare.

Interazioni

Idarubicina e' un forte soppressore dell'attivita' del midollo osseo ein combinazione con altri trattamenti chemioterapici, compresi altri farmaci aventi analogo meccanismo d'azione, e' possibile che i suoi effetti mielosoppressori si sommino a quelli degli altri farmaci. E' necessario monitorare la funzionalita' cardiaca durante il trattamento quando idarubicina viene somministrata in combinazione chemioterapica con altri medicinali potenzialmente cardiotossici, o con altri composti cardioattivi (es. i calcioantagonisti). Un'alterazione della funzionalita' epatica o renale, causata da trattamenti concomitanti, puo' influire sul metabolismo, sulla farmacocinetica e sull'efficacia terapeutica e/o tossicita' di idarubicina. Quando la radioterapia viene somministrata contemporaneamente o 2-3 settimane prima di iniziare il trattamento con idarubicina puo' verificarsi un effetto mielosoppressore additivo.

Effetti indesiderati

Infezioni ed infestazioni. Molto comune (>=1/10): infezioni. Non comune (>=1/1,000, <1/100): sepsi, setticemia. Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi compresi). Non comune: leucemia secondaria (leucemia mieloide acuta e sindrome mielodisplastica). Patologie del sistema emolinfopoietico. Molto comune: anemia, leucopenia grave e neutropenia, trombocitopenia. Disturbi del sistema immunitario. Molto raro (<1/10,000): anafilassi. Patologie endocrine. Molto comune: anoressia. Non comune: iperuricemia. Patologie del sistema nervoso. Raro (>=1/10,000, <1/1,000): emorragie cerebrali. Patologie cardiache. Comune (>=1/100, <1/10): bradicardia, tachicardia sinusale, tachiaritmia, riduzione asintomatica della frazione di eiezione ventricolare sinistra, scompenso cardiaco. Non comune: alterazioni del tracciato ECG (ad es. alterazioni non specifiche del tratto ST), infarto del miocardio. Molto raro: pericardite, miocardite, blocco atrioventricolare e blocco di branca. Patologie vascolari. Comune: flebite locale, tromboflebite. Non comune: shock. Molto raro: tromboembolismo, vampate. Patologie gastrointestinali. Molto comuni: nausea, vomito, mucosite/stomatite, diarrea, dolore addominale o sensazione di bruciore. Comuni: sanguinamento del tratto gastrointestinale, mal di pancia. Non comune: esofagite, colite (incluso enterocolite grave/enterocolite neutropenica con perforazione). Molto raro: erosioni gastriche o ulcerazioni. Patologie epatobiliari. Comune: aumento degli enzimi epatici e della bilirubina. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Molto comune: alopecia. Comune: rash, prurito, ipersensibilita' di tessuto precedentemente irradiato ("reazione di richiamo su aree irradiate"). Non comune: iperpigmentazione della cute e delle unghie, orticaria. Molto raro: eritema acrale. Patologie renali e urinarie. Molto comune: colorazione rossa delleurine per 1 o 2 giorni dalla somministrazione. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Molto comune: febb re. Comune: emorragie. Non comune: disidratazione. L'evento avverso piu' grave del trattamento con idarubicina e' la marcata mielosoppressione. Tuttavia, cio' si rende necessario per l'eradicazione delle cellule leucemiche. La conta dei leucociti e dei trombociti solitamente raggiunge il nadir tra i 10 ed i 14 giorni dopo la somministrazione di idarubicina cloridrato. La conta cellulare generalmente torna ai livelli normali durante la terza settimana. Nella fase di mielosoppressione grave sono stati riportati casi di decesso dovuto a infezioni e/o emorragie. Le conseguenze cliniche della mielosoppressione possono essere febbre, infezioni, sepsi, shock settico, emorragie ed ipossia tissutale che possono portare al decesso. In caso di neutropenia febbrile si raccomanda il trattamento con un antibiotico per via endovenosa. Lo scompenso cardiaco potenzialmente fatale e' la forma piu' grave di cardiomiopatia indotta da antracicline e rappresenta la tossicita' che limita le dosi cumulative del medicinale.

Gravidanza e allattamento

Idarubicina puo' determinare un danno cromosomiale negli spermatozoi umani. Per questo motivo, gli uomini in terapia con idarubicina devono fare uso di metodi contraccettivi efficaci. Studi in vivo ed in vitro hanno dimostrato il potenziale embriotossico di idarubicina. Non ci sono tuttavia studi adeguati e ben controllati su donne in gravidanza. Alle donne in eta' fertile si deve consigliare di evitare una gravidanza quando sono in trattamento con idarubicina e di fare uso di adeguatimetodi contraccettivi durante la terapia, secondo le indicazioni del medico. Usare in gravidanza solo se il potenziale beneficio giustificail potenziale rischio per il feto. Non e' noto se idarubicina o i suo i metaboliti vengano escreti nel latte materno. Le donne non devono allattare durante il trattamento con idarubicina cloridrato.