• Che cosa si intende per scompenso cardiaco?

    Scompenso cardiaco (o insufficienza cardiaca) viene definita quella particolare condizione per cui il cuore, a causa di ipertensione o cardiopatie, risulta indebolito e non riesce più a contrarsi adeguatamente, ossia a "pompare" nel sistema arterioso i 70-80 millilitri di sangue necessari.
    La conseguenza di ciò è la dilatazione del cuore, nota come cardiomiopatia dilatativa. Questa patologia può presentarsi in seguito all'infarto, all'ipertensione non controllata, a patologie valvolari, virali e batteriche, all'aterosclerosi, ma può anche avere un'origine genetica, ossia "codificata" sul DNA dell'individuo.

  • Qual'è la sintomatologia dello scompenso cardiaco?

    I sintomi più comuni sono:

    • relativa facilità a stancarsi;
    • difficoltà di respiro, inizialmente dopo uno sforzo, e quindi anche a riposo;
    • impossibilità di rimanere distesi nel letto senza avere difficoltà di respiro. Le persone che soffrono di scompenso cardiaco hanno perciò bisogno di più cuscini per tener eretti il capo e la parte superiore del corpo;
    • improvvisi attacchi notturni di soffocamento, che costringono il paziente a sedersi sul letto o alzarsi e a cercare affannosamente di inviare aria ai polmoni;
    • colorazione cianotica delle labbra, delle unghie e della pelle;
    • ritenzione di liquido sieroso del tessuto sottocutaneo (edema) nel torace, nell'addome e in altre zone del corpo; ciò può provocare gonfiore dei piedi, delle caviglie e delle gambe, che di norma peggiora verso sera, per migliorare durante la notte.

  • Dopo quanto tempo un cuore danneggiato o sovraffaticato comincia a risultare inefficiente?

    Si tratta di un fenomeno soggettivo, che presenta differenze notevolissime da paziente a paziente. Il cuore dimostra solo una capacità davvero sorprendente di compiere il proprio lavoro per anni in condizioni molto difficili e comincia a rivelarsi inefficiente solo quando le difficoltà diventano insuperabili.

  • Lo scompenso cardiaco è letale?

    No. Oggi l'insufficienza cardiaca è in molti casi controllabile con farmaci appositi (digitale, diuretici, ACE-inibitori, beta-bloccanti), associati all'adozione di misure terapeutiche, comprendenti la limitazione dell'attività fisica, un'appropriata dieta povera di sale e l'abolizione del fumo. In una percentuale relativamente bassa di casi la soluzione della patologia è rappresentata dal trapianto cardiaco e, quale ausilio di attesa del trapianto stesso, dall'impianto del cosiddetto "mezzo cuore artificiale". Si tratta di un ventricolo sinistro meccanico, alimentato da una batteria esterna portata in vita dal paziente, che viene impiantato sotto il cuore malato e a esso collegato mediante due tubi.

  • Oltre al trapianto cardiaco, esistono altre tecniche chirurgiche utili a contrastare l'insufficienza cardiaca?

    Sì; si tratta però di tecniche semi sperimentali ancora in discussione. Sono la cardiomioplastica, la rivascolarizzazione laser del ventricolo sinistro e la riduzione del ventricolo sinistro.