Rischio Parkinson per i giocatori di football americano

Hanno il 61% in più di probabilità di ammalarsi


Ancora un indizio del legame tra sport da contatto e malattie neurodegenerativa: uno studio coordinato dalla Boston University e pubblicato sulla rivista Jama Network Open mostra che i giocatori di football americano hanno un rischio aumentato di ammalarsi di Parkinson nel corso della vita, che cresce quanto più aumenta la durata della pratica sportiva e il livello di gioco.
    Il tema delle conseguenze dei traumi ripetuti alla testa che possono verificarsi in alcuni sport è da tempo oggetto della ricerca scientifica. Una forma di degenerazione del tessuto cerebrale, "l'encefalopatia traumatica cronica, è stata diagnosticata in ex giocatori di football, calco, hockey su ghiaccio e rugby", scrivono i ricercatori. Legami analoghi sono stati riscontrati con forme di demenza.
    Lo studio si è ora concentrato sul rapporto tra pratica del football americano e malattia di Parkinson, coinvolgendo 1.875 persone, 729 delle quali avevano praticato lo sport a diversi livelli. È emerso che in media gli ex giocatori avevano un rischio del 61% più alto di aver ricevuto una diagnosi di Parkinson; rischio che aumentava in rapporto alla durata dell'attività sportiva (+12% per ogni stagione giocata).
    Inoltre, per chi aveva raggiunto il professionismo le probabilità crescevano ulteriormente raggiungendo quasi il 300% di rischio in più.
    Per i ricercatori, "i risultati suggeriscono che la pratica del football americano potrebbe essere un fattore di rischio per lo sviluppo di parkinsonismo o morbo di Parkinson". Anche se l'attenzione è spesso concentrata sui professionisti, aggiungono, "è di altra priorità lo studio delle persone che gioca a livelli inferiori, perché la maggior parte delle persone gioca a livello di scuola superiore e college".
   

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