Il cambiamento climatico nemico degli occhi, Sos vista

Cresce del 44% il rischio di malattie gravi, anche la maculopatia. Rizzo (Gemelli), 'è una priorità'


Cambiamento climatico e smog sono i primi nemici dell'ambiente, ma anche dei nostri occhi. Il clima pazzo e l'inquinamento, infatti, rappresentano una grave minaccia e non si tratta solo di comuni irritazioni oculari.
    Alcuni studi recenti hanno infatti messo in luce l'associazione tra aumento delle temperature e incremento del rischio di avere gravi problemi alla vista, come la degenerazione maculare. A discuterne, gli esperti riuniti a Roma per l'XI congresso internazionale Floretina ICOOR, con il patrocinio di Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
    Le questioni sul tavolo della Cop 28, che si apre oggi a Dubai, non sono dunque solo ambientali, poichè la crisi climatica rappresenta un'urgenza anche per la nostra salute, come di recente ha ribadito l'Oms. A confermarlo sono anche nuovi studi: un lavoro canadese pubblicato su Ophthalmic Epidemiology, condotto su quasi due milioni di americani, dimostra ad esempio che l'incremento delle temperature è associato a un rischio del 44% più alto di gravi problemi alla vista. Sotto accusa lo stress ossidativo e l'attività delle citochine, indotti dall'aumentata esposizione ai raggi UV dai quali siamo meno protetti per via del buco nell'ozono. Finora, spiega Stanislao Rizzo, presidente Floretina, direttore del dipartimento di Oculistica del Policlinico Gemelli e ordinario di Oculistica all'Università Cattolica, "l'inquinamento atmosferico è stato considerato fattore di rischio per l'insorgenza di comuni disturbi come congiuntivi e sindrome dell'occhio secco. Recenti studi, invece, evidenziano effetti negativi a lungo termine anche sull'insorgenza di condizioni oculari ben più serie come la degenerazione maculare, una grave malattia di cui soffre un milione di italiani e che, se non curata, può portare alla cecità". La prova in un lavoro della University College of London pubblicato sul British Journal of Ophthalmology, che ha analizzato lo stato della retina di 52.000 individui tra i 40 e i 69 anni. I risultati hanno evidenziato che le persone più esposte a un graduale aumento di particolato fine mostrano un rischio più alto dell'8% di degenerazione maculare legata all'età. Le ragioni di questo legame "molto preoccupante non sono ancora del tutto chiare e andranno indagate - sottolinea Francesco Faraldi, direttore della Divisione di Oculistica dell'Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano Umberto I di Torino -. Tuttavia, l'inquinamento sembrerebbe agire sull'apparato visivo in maniera indiretta". Ma se il legame tra clima, inquinamento e insorgenza di maculopatie e glaucoma venisse ulteriormente confermato, "avremo individuato un fattore di rischio potenzialmente modificabile su cui intervenire per ridurre il peso economico e sanitario di queste patologie. Ciò - afferma Rizzo - rende ancora più urgenti le risoluzioni che dovrebbero essere prese dalla Cop 28 per ridurre le emissioni di gas serra. La salute occhi diventi - conclude - una priorità nell'agenda politica". 
   

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