Aiom, nei programmi elettorali nessuno parla dell'oncologia

Aiom, nei programmi elettorali nessuno parla dell'oncologia

Ma costo tumori in Italia 19,3 mld anno. 'Politica lo consideri'


Ammonta a 4 miliardi la spesa per i farmaci oncologici nel 2021 in Italia, con un aumento del +73% in 8 anni. Un settore cruciale per la vita dei cittadini e per migliaia di malati, eppure nei programmi elettorali nessuno parla di oncologia. Allo stesso modo, stili di vita sani permettono di salvar vite e di risparmiare risorse - considerando che fumo, sedentarietà e dieta scorretta causano 65mila decessi l'anno solo nel nostro Paese -  ma le coalizioni politiche ne ignorano l’importanza. L’appello rivolto alla politica in vista delle ormai prossime elezioni arriva dagli oncologi italiani in occasione del Congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO) a Parigi.

   I numeri segnalano come il settore oncologico rappresenti una priorità, a fronte di un aumento costante di pazienti e costi: 19,3 miliardi è infatti il costo annuale dei tumori in Italia. In otto anni (2014-2021), nel nostro Paese, la spesa per i farmaci oncologici è passata da 2,3 a 4 miliardi di euro. A fronte di una costante crescita delle uscite per la cura del cancro, migliora sempre più la sopravvivenza a un quinquennio, attestandosi al 65% nelle donne e al 59% negli uomini. Un risultato ottenuto grazie alle campagne di prevenzione e alle terapie innovative. I vantaggi della prevenzione oncologica sono dimostrati, ma questa voce è quasi del tutto assente nei programmi elettorali delle principali coalizioni. “Abbiamo letto solo vaghi accenni alla necessità di riprendere gli screening interrotti durante la pandemia, ma non vi è alcuna visione di sistema che ponga la prevenzione al centro della lotta contro il cancro, che deve includere anche la riduzione dei tempi di accesso ai farmaci innovativi e la maggiore diffusione dei test genomici. Nei programmi manca l’oncologia. Chiediamo alle coalizioni di considerare questi temi fondamentali. Solo così potremo salvare più vite e garantire la sostenibilità del sistema sanitario”, è l’appello di Saverio Cinieri, Presidente nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica). A causa della pandemia, afferma, gli screening per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto hanno registrato una riduzione di due milioni e mezzo di esami nel 2020 rispetto al 2019. Sono state stimate anche le diagnosi mancate: oltre 3300 per il tumore del seno, circa 1300 per il colon-retto. Tuttavia "non basta riavviare questi programmi di prevenzione ma serve un vero e proprio piano di recupero che parta dagli stili di vita sani: no al fumo, dieta corretta e attività fisica costante", spiega Giuseppe Curigliano, direttore Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative allo IEO . Ogni anno in Italia sono infatti 377.000 le nuove diagnosi di cancro, ed è dimostrato che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitati agendo su fattori di rischio prevenibili, in particolare sugli stili di vita. Inoltre, "devono essere abbreviati i tempi di accesso alle nuove terapie - sottolinea Curigliano -. Il tempo che trascorre fra il deposito del dossier di autorizzazione presso l’EMA (agenzia regolatoria europea) e l’effettiva disponibilità di un nuovo farmaco nelle Regioni italiane è di circa due anni e questo lungo processo può penalizzare fortemente i malati". Al contempo, i passi avanti fatti sono enormi ed oggi l'oncologia di precisione include armi efficaci come le terapie mirate e l’immunoncologia che consentono di allungare la sopravvivenza anche nella malattia metastatica, in alcuni casi cronicizzandola. Nell’oncologia di precisione rientrano anche i test genomici, che permettono di limitare il ricorso alla chemioterapia dopo l’intervento chirurgico nelle donne con tumore del seno in stadio precoce. Risale a luglio 2021 la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto attuativo che ha sbloccato i 20 milioni di euro del Fondo dedicato all’applicazione gratuita di queste analisi molecolari, che però non sono ancora utilizzate in modo uniforme sul territorio. Dunque, conclude Curigliano rivolgendosi ai partiti politici, "va superata la lunghezza degli iter burocratici a livello regionale, perché tutte le pazienti abbiano la possibilità di accedere ai test genomici".

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