Emodiluizione normovolemica non riduce necessità trasfusioni

Studio San Raffaele mette in discussione efficacia tecnica


L'emodiluizione normovolemica acuta nota anche come ANH, ovvero la tecnica di prelevare una parte del sangue del paziente sopposto a chirurgia cardiaca con bypass cardiopolmonare con soluzioni liquide per ridurre la perdita effettiva di globuli rossi, non diminuisce la necessità di trasfusioni e non influenza in modo significativo il rischio di complicanze emorragiche o ischemiche. Lo stabilisce uno studio clinico coordinato dall'IRCCS Ospedale San Raffaele e pubblicato sul New England Journal of Medicine.
    "Questo lavoro dimostra la capacità del nostro istituto di condurre studi clinici di elevata qualità che possono influenzare la pratica medica a livello internazionale. I risultati ottenuti ci spingono a riconsiderare criticamente le strategie attuali e a concentrarci su approcci che abbiano dimostrato una reale efficacia nel migliorare gli esiti per i nostri pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca", commenta il professor Alberto Zangrillo, primario dell'Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale, Cardio-Toraco-Vascolare e dell'Area Unica di Terapia Intensiva Cardiologica e Cardiochirurgica dell'IRCCS Ospedale San Raffaele e ordinario di Anestesia e Rianimazione all'Università Vita-Salute San Raffaele.
    Lo studio, il più grande mai condotto su questo tema, ha coinvolto 2.010 pazienti provenienti da 32 centri in 11 Paesi ed è stato presentato oggi a Belfast, in occasione della conferenza scientifica che mette in evidenza i migliori studi clinici perioperatori e di terapia intensiva al mondo. Contrariamente a quanto suggerito da precedenti studi di portata limitata, questo trial di grandi dimensioni non ha dimostrato un beneficio dell'ANH nella riduzione delle trasfusioni in cardiochirurgia.
   
   

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