Pazienti a elevato rischio di
malnutrizione e il 37,3% malnutriti. Questo il quadro dei
ricoverati nei reparti di Medicina interna italiani che emerge
dallo studio Simi-Nutro, pubblicato a giugno dall'European
Journal of Internal Medicine e condotto dai membri della Società
italiana di medicina Interna (Simi). La ricerca ha dimostrato
come la malnutrizione sia strettamente associata alle degenze
ospedaliere di più lunga durata e all'aumento delle complicanze
infettive durante il ricovero.
Lo studio ha registrato i dati di 650 pazienti (di cui il 51,5%
donne) ricoverati, dal 2020 al 2023, in 16 reparti di medicina
interna di 15 città, in 11 regioni diverse. Il rischio e la
presenza di malnutrizione sono stati valutati rispettivamente
con i criteri Must (Malnutrition universal screenig tool) e Glim
(Global leadership initiative on malnutrition). Al momento del
ricovero, sulla base dei criteri Glim, il 37,3% dei pazienti
risultava malnutrito. La prevalenza della malnutrizione
risultava essere significativamente più alta nei pazienti del
Nord Italia (48,6%) rispetto ai pazienti del Centro (38,6%) e
del Sud (29,6%). Sulla base del questionario Must, il 42,3% dei
pazienti era a rischio di malnutrizione. In particolare, il
17,1% è stato classificato a rischio medio e l'82,9% ad alto
rischio di malnutrizione. Il rischio di malnutrizione è
risultato più elevato tra i pazienti del Nord Italia (51%)
rispetto a quelli del Centro (43,9%) e del Sud (36,5%). Nei
pazienti malnutriti è stato registrato un aumento degli eventi
infettivi rispetto a quelli non malnutriti (il 19% contro il
7%).
"Questo studio - spiega Antonello Pietrangelo, direttore del
dipartimento di Medicina interna generale e post acuzie dell'Aou
di Modena- offre dati preziosi su un aspetto spesso trascurato
come la malnutrizione ospedaliera, confermando l'importanza di
un'attenta valutazione nutrizionale nei reparti di medicina
interna. I risultati emersi sottolineano l'urgenza di inserire
uno screening nutrizionale sistematico al momento del ricovero e
confermano il ruolo cruciale dei medici internisti
nell'identificazione precoce e nella gestione di questa
condizione".
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