"Abbiamo grande fiducia in quello che
stanno facendo Palazzo Chigi, Tajani e Šefcovic per mantenere
aperto il rapporto con gli Usa nel negoziato. Ci siamo abituati
in questi mesi ad annunci e marce indietro. Speriamo che alla
fine prevalga il buon senso di tutti. Se si arrivasse a una
rottura e all'imposizione di tariffe elevate potrebbe essere un
disastro, e non solo per noi". Così, al Corriere della Sera, il
presidente di Farmindustria Marcello Cattani.
Una guerra dei dazi "avrebbe intanto un impatto sulla
produzione mondiale dei farmaci, perché ostacolerebbe gli scambi
dei prodotti intermedi, e rischierebbe di dirottare gli
investimenti delle multinazionali nella ricerca e sviluppo in
Cina, che sta aspettando a braccia aperte. Soprattutto un dazio
molto alto sui farmaci importati dall'Europa potrebbe creare
problemi molto seri ai cittadini americani, con una possibile
carenza di medicinali, e un relativo aumento dei costi
assicurativi. Non è che possono andarli a comprare da qualche
altra parte, perché semplicemente non li troverebbero. Gli Usa
sono il primo paese importatore al mondo di farmaci e vaccini, e
questo è un argomento politico forte, che la Ue deve giocare".
Molte farmaceutiche in Ue e in Italia sono americane: è un
boomerang? "Si, ma fino a un certo punto. Operano in Europa in
un contesto regolatorio molto complicato, e l'amministrazione
Trump non è affatto contenta di questo. Anzi, direi che il
presidente americano ha perfettamente ragione quando dice:
voglio i dazi perché l'Europa ostacola le nostre imprese con
barriere non tariffarie, come il nostro payback", risponde.
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