Una riduzione statisticamente
significativa e clinicamente rilevante della pressione arteriosa
sistolica media in posizione seduta nei pazienti resistenti al
trattamento o con ipertensione arteriosa non controllata grazie
alla molecola baxdrostat. Lo attestano i risultati dello studio
di fase 3 'BaxHTN', presentati al congresso della European
society of cardiology e pubblicati sul New England Journal of
Medicine.
Alla settimana 12, la riduzione assoluta, rispetto al basale,
della pressione arteriosa sistolica media in posizione seduta è
stata di 15,7 mmHg con una riduzione normalizzata per placebo di
9,8 mmHg al dosaggio di 2 mg. Per la dose di 1 mg, la riduzione
assoluta rispetto al basale è stata di 14,5 mmHg e quella
normalizzata per placebo di 8,7 mmHg. Nel gruppo placebo, è
stata osservata una riduzione della pressione arteriosa
sistolica media in posizione seduta rispetto al basale di 5,8
mmHg.
I risultati sono stati coerenti sia nei sottogruppi di pazienti
con ipertensione non controllata, sia in quelli di pazienti con
ipertensione resistente al trattamento. Inoltre, baxdrostat è
risultato generalmente ben tollerato, senza evidenza di
riscontri inattesi in termini di sicurezza e con bassi tassi di
iperkaliemia confermata.
"I risultati del trial BaxHTN rappresentano un vero progresso
per una popolazione che ha ancora un importante unmet medical
need, nonostante la politerapia: molti pazienti ipertesi non
riescono infatti a raggiungere i target pressori raccomandati
dalle linee guida e restano esposti a un rischio significativo
di eventi cardiovascolari e renali. Raggiungere una riduzione di
pressione di tale entità si associa a un rischio
significativamente inferiore di infarto, ictus, scompenso
cardiaco e malattia renale", spiega Gianfranco Parati,
professore onorario di Medicina cardiovascolare, Università
degli studi Milano-Bicocca, direttore scientifico dell'Istituto
Auxologico Italiano IRCCS Milano e Presidente della World
Hypertension League.
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