Un miglioramento di sintomi come
tosse con espettorato e della qualità di vita con una riduzione
sostanziale delle riacutizzazioni nei pazienti affetti da
broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), malattia
respiratoria cronica che in Italia colpisce circa 3,3 milioni di
persone. A rilevarlo lo studio real life (cioè condotto nella
pratica clinica) 'Choros Orion', che ha descritto l'efficacia
della triplice terapia a combinazione fissa con budesonide,
glicopirronio e formoterolo fumarato. L'indagine, che ha
coinvolto 250 pazienti da 23 centri del nostro Paese, è stata
presentata oggi al Congresso della European Respiratory Society
(Ers), in corso ad Amsterdam.
I pazienti hanno compilato due questionari prima del trattamento
e a 3 mesi, il Cat (Copd Assessment Test), focalizzato sui
sintomi, e il Pgi-S (Patient Global Impression of Severity),
relativo alla percezione della gravità della malattia e, quindi,
alla valutazione della qualità di vita.
"Abbiamo descritto una riduzione media di 1,3 punti al
questionario Cat e il 52% dei pazienti ha evidenziato un
miglioramento dei sintomi clinicamente rilevante dopo 3 mesi -
spiega Micaela Romagnoli, direttrice dell'Unità operativa
complessa di pneumologia dell'Ospedale Ca' Foncello Aulss 2 di
Marca Trevigiana e prima firma dello studio -. In 12 settimane,
inoltre, è diminuita dal 27,9% al 18,7% la percentuale di
pazienti che hanno descritto la propria situazione clinica come
grave o molto grave. Dall'altro lato, è aumentato dal 28,5% al
41,3% il tasso di coloro che hanno fatto riferimento a una
gravità lieve o a nessuna gravità. Quindi la percezione
soggettiva del paziente relativamente alla patologia è cambiata
radicalmente dopo solo 12 settimane di trattamento". Un altro
aspetto indagato è il tasso annualizzato delle riacutizzazioni,
diminuito da 1,6 a 0,26. "Si tratta di un dato che si avvicina
all'assenza di riacutizzazioni - continua Romagnoli -. Le
riacutizzazioni hanno come conseguenza l'ulteriore declino della
funzione polmonare, con un possibile incremento anche di eventi
cardiovascolari, come aritmie e ischemie cardiache, che possono
essere rilevati fino a un anno di distanza dalla riacutizzazione
della malattia. La riduzione della frequenza di riacutizzazioni
determina anche un calo dei ricoveri in ospedale e della
mortalità. Da qui l'importanza di un trattamento adeguato e
tempestivo. L'analisi a 52 settimane offrirà una fotografia più
completa e dettagliata sull'andamento di questo dato".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA