La terapia cellulare è prossima a
essere consacrata a cura contro la cecità corneale da
disfunzione endoteliale, ovvero legata a patologie a carico
dello strato più interno della cornea. Ad accendere i riflettori
su questa metodologia rivoluzionaria è uno studio pubblicato
sulla rivista Nature Biotechnology, discusso dagli specialisti
della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (Siso) e
dell'Associazione Italiana Medici Oculisti (Aimo), in occasione
del congresso nazionale congiunto che si chiude oggi a Roma.
"La cecità corneale è una delle principali cause di perdita
della vista, che colpisce ogni anno circa 10 milioni di persone
al mondo - dichiara Vincenzo Sarnicola, esperto trapiantatore e
visiting professor in molte cliniche oculistiche internazionali
e consigliere Siso -. La cornea, il tessuto trasparente che
rappresenta la parte anteriore dell'occhio, è essenziale per
fare entrare immagini chiare nell'occhio. Quando è danneggiata,
si opacizza, trasformando il mondo in una nebbia costante". Se
il trapianto di cornea perforante (a tutto spessore), da
donatore e i trapianti lamellari hanno consentito il recupero
visivo a milioni di persone nel mondo, nel terzo mondo - dove
non ci sono tessuti per i trapianti - di grande aiuto potranno
essere le imminenti terapie cellulari, per le patologie
endoteliali, che rappresentano circa il 50% delle ipovisioni
corneali. "La tecnica sarà molto semplice: un'iniezione
nell'occhio consentirà alle cellule iniettate di rendere
nuovamente trasparente una cornea diventata opaca, per una
disfunzione endoteliale - sottolinea Sarnicola -. Dove si
prendono queste cellule, chi può donare, chi è il miglior
donatore, che risultati si possono ottenere, sono i quesiti che
ricorrono. I risultati ad oggi, (è in corso la terza fase di
sperimentazione in Nord America) dimostrano che i donatori
migliori sono i giovani al di sotto di 30 anni. Si ipotizza che
da una cornea di un donatore giovane potranno essere preparate
centinaia di iniezioni", forse mille, dice l'esperto. "Le
terapie cellulari rigenerative rappresentano dunque la vera
nuova frontiera per la cura della cecità corneale endoteliale",
conclude Vito Romano, professore associato di Oftalmologia
all'Università di Brescia.
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