'Contro il dolore, possibile evitare dosi massicce di farmaci'

Esperto, 'la chiave è controllare la neuroinfiammazione per migliorare la risposta dei medicinali'


Ridurre i dosaggi dei farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) senza compromettere l'efficacia terapeutica è oggi una delle sfide principali nella gestione del dolore acuto e cronico. L'uso prolungato di questi farmaci aumenta infatti il rischio di effetti collaterali, soprattutto nei pazienti più fragili o con comorbidità. Una risposta concreta arriva dalle evidenze presentate da Lorenzo Di Cesare Mannelli, farmacologo dell'Università di Firenze, al 48° Congresso Nazionale dell'Associazione Italiana per lo Studio del Dolore (Aisd). Al centro dei suoi studi, il ruolo della neuroinfiammazione come target terapeutico e la possibilità di intervenire con sostanze capaci di potenziarne in modo selettivo il controllo, mimando strategie messe in atto dalla natura. "Gli analgesici disponibili sono efficaci, ma non sempre sufficienti da soli. Se usati ad alti dosaggi per periodi prolungati, possono causare effetti indesiderati anche gravi o indurre lo sviluppo di tolleranza come nel caso degli oppioidi - ha spiegato Di Cesare Mannelli -. La strategia vincente è associare a questi farmaci sostanze sicure in grado di modulare la neuroinfiammazione, in modo da utilizzarli a dosaggi bassi ma efficaci". In questo contesto, ha sottolineato l'esperto, la Palmitoiletanolamideultramicronizzata (PEA-um) - una molecola naturale prodotta dal corpo con proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche - "ha mostrato potenzialità importanti: grazie al suo elevato profilo di sicurezza e alla capacità di agire in maniera mirata sui processi neuroinfiammatori, si è dimostrata in grado di migliorare l'effetto analgesico dei Fans (come meloxicam e diclofenac), dei gabapentinoidi (pregabalin) e degli oppioidi (morfina, ma anche ossicodone e tramadolo). I dati presentati indicano che la combinazione con PEAum consente di ottenere risposte antalgiche più rapide e marcate anche con dosaggi sensibilmente inferiori dei soli farmaci convenzionali.
    Un esempio emblematico è quello del diclofenac, che in dosi normalmente inefficaci ha mostrato un effetto significativo se somministrato in associazione".
    "Non si tratta di sostituire i farmaci tradizionali - ha precisato Di Cesare Mannelli - ma di integrarli con approcci intelligenti che rispettano la fisiologia dell'organismo e migliorano la sostenibilità dei trattamenti, soprattutto nel lungo periodo". Queste evidenze, secondo gli esperti, aprono nuove prospettive per un approccio multimodale e personalizzato al dolore, basato sulla combinazione sinergica tra farmaci convenzionali e sostanze naturali capaci di modulare la neuroinfiammazione 'secondo natura'.
   

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