Luce infrarossa o lievi correnti
elettriche sulla retina potrebbero aiutare a frenare la
degenerazione maculare secca, la più comune e diffusa forma di
maculopatia: secondo quanto riferito al Congresso Internazionale
FLORetina, tenutosi a Firenze, si tratta di terapie innovative
chiamate fotobiomodulazione e iontoforesi, che mirano a
rallentare il peggioramento della malattia. La forma secca di
degenerazione maculare legata all'età colpisce circa 1 milione
di italiani ed è attualmente orfana di una cura e porta alla
perdita irreversibile della visione centrale, che serve per
leggere, guidare, riconoscere i visi e molto altro.
La forma intermedia della malattia è caratterizzata dalla
presenza di drusen, piccoli depositi che si accumulano sotto la
retina. "Intervenire in questo stadio più precoce è cruciale per
rallentare l'evoluzione verso le forme avanzate ed è proprio in
questa fase che fotobiomodulazione e iontoforesi si stanno
affermando come opzioni promettenti", sottolinea Stanislao
Rizzo, direttore del Dipartimento di Oculistica del Policlinico
Gemelli. Lo dimostrano tre studi pubblicati di recente sulla
rivista Eye, su Current Ophthalmology Reports e sul Journal of
Biophotonics. Le tecniche potrebbero portare a una migliore
gestione della malattia. Gli infrarossi sono un trattamento non
invasivo che permette di stimolare la funzione della retina
attraverso l'utilizzo di luce rossa e infrarossa, per ridurre la
progressione della malattia e promuovere il riassorbimento delle
lesioni caratteristiche - riferisce Rizzo. La fotobiomodulazione
si esegue in ambulatorio, con il paziente seduto davanti a un
apparecchio che tramite un led illumina l'occhio: la luce viene
erogata in modo controllato per circa 4-5 minuti".
Ma sono necessari studi più ampi e standardizzati per
definirne con precisione il ruolo nella pratica clinica, spiega
Francesco Faraldi, Direttore della Divisione di Oculistica
dell'AO Ordine Mauriziano - Umberto I di Torino. Nuove evidenze
si stanno accumulando anche a favore della iontoforesi che,
spiega Rizzo, "è una tecnica non invasiva, che sfrutta una
corrente elettrica leggera per facilitare l'assorbimento di
farmaci attraverso le membrane. Si esegue appoggiando un
elettrodo all'occhio del paziente. Nel caso della degenerazione
maculare, la iontoforesi viene studiata come metodo per
veicolare farmaci specifici direttamente nella retina,
migliorando l'efficacia del trattamento.
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