Aurantin - Im Iv 5f 250mg 5ml

Dettagli:
Nome:Aurantin - Im Iv 5f 250mg 5ml
Codice Ministeriale:028823019
Principio attivo:Fenitoina Sodica
Codice ATC:N03AB02
Fascia:H
Prezzo:29.92
Produttore:Pfizer Italia Srl
SSN:Non concedibile
Ricetta:OSP1 - uso ospedaliero art.92 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco solo uso ospedaliero
Forma:Soluzione iniettabile
Contenitore:Fiale
Iva:10%
Temp. Conservazione:Non superiore a +25 gradi e al riparo dalla luce
Scadenza:30 mesi

Denominazione

AURANTIN 250 MG/ 5 ML SOLUZIONE INIETTABILE

Formulazioni

Aurantin - Im Iv 5f 250mg 5ml

Categoria farmacoterapeutica

Antiepilettici derivati dell'idantoina.

Principi attivi

Fenitoina sodica.

Eccipienti

Glicole propilenico, alcool etilico, sodio idrossido, acqua per preparazioni iniettabili.

Indicazioni

E' indicato per il controllo dello stato epilettico di tipo tonico-clonico (grande male) e per la prevenzione e il trattamento di crisi che compaiono durante o dopo interventi di neurochirurgia e/o gravi traumicranici. E' impiegato nel trattamento di aritmie cardiache quando la terapia di primo intervento risulta inefficace. E' di particolare valore quando queste aritmie sono indotte da digitale.

Controindicazioni / effetti secondari

Ipersensibilita' al principio attivo, ad altre idantoine, o ad uno qualsiasi degli eccipienti. La somministrazione endoarteriosa deve essereevitata a causa dell'elevato pH del preparato. A causa del suo effett o sull'automatismo ventricolare, la fenitoina e' controindicata nella bradicardia sinusale, nel blocco seno-atriale, nel blocco A-V di secondo e terzo grado e nei pazienti con sindrome di Adams-Stokes. Generalmente controindicato in gravidanza e allattamento.

Posologia

E' impiegabile fin tanto che non presenta intorbidamento e precipitati. Dopo refrigerazione o congelamento puo' formarsi un precipitato che si dissolve mantenendo la soluzione a temperatura ambiente. Il prodotto e' ancora utilizzabile. Deve essere utilizzata solo una soluzione limpida. La comparsa di una lieve colorazione gialla non modifica l'efficacia di questa soluzione. Deve essere iniettato lentamente direttamente in una grossa vena mediante un grosso ago o un catetere endovenoso.Ogni iniezione endovenosa deve essere seguita da una iniezione di sol uzione fisiologica sterile attraverso lo stesso ago o catetere per evitare l'irritazione venosa locale dovuta all'alcalinita' della soluzione. Le infusioni continue devono essere evitate. L'aggiunta del farmacoa soluzioni per infusione endovenosa non e' raccomandata a causa di p robabile cristallizzazione della fenitoina. E' essenziale il monitoraggio continuo dell'elettrocardiogramma e della pressione arteriosa. Deve essere disponibile una attrezzatura di rianimazione cardiaca. Il paziente deve essere sorvegliato per quanto riguarda la comparsa di depressione respiratoria. Se la somministrazione endovenosa non determina la cessazione dell'attacco epilettico deve essere considerato il ricorso ad altre misure, incluso l'anestesia generale. Stato epilettico. In un paziente con crisi epilettiche continue, raffrontate con le piu' comuni crisi a rapida ricorrenza tipo epilessia seriale, prima della somministrazione e' raccomandato l'impiego endovenoso di diazepam a causadel suo rapido inizio di effetto. Dopo somministrazione di diazepam i n pazienti con crisi epilettiche continue e nel trattamento iniziale dell'epilessia seriale una dose di attacco di 10-15 mg/Kg di fenitoina deve essere iniettata per via endovenosa lenta ad una velocita' non superiore a 50 mg per minuto (cio' richiede circa 20 minuti in un soggetto di 70 Kg). La dose di attacco deve essere seguita da dosi di mantenimento di 100 mg per via orale o endovenosa ogni 6-8 ore. Recenti studi nei neonati hanno dimostrato che l'assorbimento orale di fenitoina e' inattendibile; tuttavia una dose di attacco di 15-20 mg/Kg di medicinale per via endovenosa produce concentrazioni sieriche di fenitoina entro il range terapeutico generalmente accettato (10-20 mg/l). Il farmaco deve essere iniettato lentamente in vena alla velocita' di 1-3 mg/Kg/minuto. La determinazione dei livelli plasmatici di fenitoina e' consigliabile quando si impiega il farmaco per il trattamento dello stato epilettico e per la successiva definizione del dosaggio di mantenimento. Il livello clinicamente efficace e' solitamente di 10-20 mg/l anche se alcuni casi di crisi tonico-cloniche possono essere controllati con livelli sierici inferiori. La somministrazione intramuscolare non deve essere impiegata per il trattamento dello stato epilettico dal momento che, con tale via, il raggiungimento dei livelli di picco plasmatico puo' richiedere fino a 24 ore. Aritmie cardiache. Somministrare inizialmente una dose di 3,5-5 mcg/Kg per via endovenosa. Se necessarioripetere la dose una sola volta. La soluzione deve essere iniettata l entamente per via endovenosa ad una frequenza non superiore a 1 ml (50mg) al minuto. Altre indicazioni. Non e' possibile definire uno schem a terapeutico valido per tutte le altre indicazioni. La via di somministrazione endovenosa e' preferibile. I dosaggi e gli intervalli fra lesomministrazioni saranno determinati a seconda delle necessita' dei s ingoli pazienti. Devono essere tenuti in considerazione fattori quali precedenti terapie antiepilettiche, grado di controllo delle crisi, eta' e condizioni mediche generali del paziente. Nonostante il lento assorbimento del farmaco quando iniettato intramuscolo, il suo impiego con questa via di somministrazione puo' essere appropriato in alcune condizioni. Quando si rende necessaria per breve tempo la somministrazione intramuscolare in pazienti precedentemente stabilizzati con fenitoina per via orale, e' essenziale effettuare appropriati aggiustamenti posologici per mantenere livelli sierici terapeutici. Una dose intramuscolare superiore del 50% a quella orale e' necessaria per mantenere tali livelli. Quando si ritorna al trattamento orale, la dose deve essereridotta del 50% rispetto alla dose orale iniziale allo scopo di evita re il raggiungimento di livelli sierici troppo elevati. In un pazienteprecedentemente non trattato con fenitoina, il farmaco puo' essere so mministrato per via intramuscolare alla dose di 100-200 mg (2-4 ml) adintervalli di circa 4 ore a scopo profilattico durante interventi di neurochirurgia e proseguito nel periodo postoperatorio per 48-72 ore. La posologia deve essere successivamente ridotta fino a una dose di mantenimento di 300 mg e aggiustata in funzione dei livelli sierici. Se il paziente richiede un periodo di trattamento per via intramuscolare superiore a una settimana, dovrebbero essere valutate vie di somministrazione alternative quali l'intubazione gastrica. Per periodi inferiori a una settimana, il paziente che interrompe la somministrazione intramuscolare dovrebbe ricevere la meta' della dose orale iniziale per lostesso periodo di tempo in cui e' stato trattato per via intramuscola re. Il dosaggio dei livelli sierici e' utile come guida a un appropriato aggiustamento della dose. Anziani (oltre 65 anni di eta'): posologia come per gli adulti. Tuttavia, nei pazienti anziani possono verificarsi complicazioni piu' facilmente. Bambini: posologia come per gli adulti. Tuttavia e' stato dimostrato che i bambini tendono a metabolizzare la fenitoina piu' rapidamente di quanto avviene nell'adulto. Cio' deve essere tenuto in considerazione quando si definiscono i dosaggi. Ilricorso al monitoraggio dei livelli sierici di fenitoina puo' essere di particolare utilita' in questi casi. Neonati: recenti studi hanno dimostrato che nei neonati l'assorbimento orale di fenitoina e' incostante; tuttavia una dose di attacco di 15-20 mg/Kg per via endovenosa produce concentrazioni sieriche di fenitoina entro il range terapeutico generalmente accettato (10-20 mg/l). Il farmaco deve essere iniettato lentamente in vena alla velocita' di 1-3 mg/Kg/minuto.

Conservazione

Conservare a temperatura non superiore a 25 gradi C nella confezione originale per riparare il prodotto dalla luce.

Avvertenze

Casi di ideazione e comportamento suicidari sono stati riportati nei pazienti in trattamento con farmaci antiepilettici nelle loro diverse indicazioni. Una meta-analisi di trials clinici randomizzati verso placebo ha, inoltre, evidenziato la presenza di un modesto incremento del rischio di ideazione e comportamento suicidario. Pertanto, i pazienti dovrebbero essere monitorati. I pazienti (e chi ne ha cura) dovrebberoessere istruiti ad avvertire il proprio medico curante qualora emerga no segni di ideazione o comportamento suicidari. Avvertenze. Nell'adulto la somministrazione endovenosa non deve superare i 50 mg al minuto.Nel neonato e nel bambino, il farmaco deve essere somministrato alla velocita' di 1-3 mg/Kg per minuto. Sindrome da ipersensibilita' agli anticonvulsivanti. La Sindrome da ipersensibilita' agli anticonvulsivanti (AHS) e' una sindrome multi-organo rara e potenzialmente fatale indotta dai farmaci, e che si presenta in pazienti che assumono medicinali anticonvulsivanti. E' caratterizzata da febbre, rash, linfoadenopatia ed altre patologie multi-organo, spesso di tipo epatico. L'intervallo tra la prima esposizione al farmaco ed i sintomi di solito e' di 2-4settimane, ma e' stata osservata in pazienti in trattamento con antic onvulsivanti per 3 mesi o piu'. I pazienti che hanno un rischio maggiore di sviluppare la AHS sono i pazienti di colore, i pazienti che hanno una storia familiare o che in passato hanno sviluppato questa sindrome, e i pazienti immunodepressi. La sindrome e' piu' grave negli individui precedentemente sensibilizzati. Se un paziente sviluppa la sindrome AHS deve sospendere il trattamento. Effetti Cardiovascolari. I segni piu' rilevanti di tossicita' da uso endovenoso sono il collasso cardiovascolare e/o la depressione del sistema nervoso centrale. Gravi reazioni cardiotossiche ed episodi letali dovuti a depressione della conduzione atriale e ventricolare e a fibrillazione ventricolare, arresto respiratorio e crisi toniche sono stati segnalati soprattutto in anziani o in pazienti gravemente ammalati, in caso di somministrazione troppo rapida od eccessiva. Ipotensione compare di solito quando il farmaco e' somministrato per via venosa troppo rapidamente. Effetti al sito di iniezione. Devono essere evitate le iniezioni sottocutanee o perivasali che possono provocare irritazione dei tessuti di varia entita'. Effetti sul sistema tegumentario. La fenitoina puo' causare rari, gravieffetti avversi quali la dermatite esfoliativa, la sindrome di Steven s-Johnson (SJS) e la necrolisi epidermica tossica (TEN) che puo' essere fatale. Sebbene gravi reazioni cutanee possano manifestarsi senza preavviso, i pazienti devono essere avvertiti dei segni e sintomi di rash cutaneo e vesciche, febbre e/o altri segni di ipersensibilita' qualiprurito, e devono consultare il medico immediatamente. Se il rash e' di media entita' (tipo morbillo o scarlattina), la terapia puo' essereripresa dopo che il rash e' completamente scomparso. Se il rash ricom pare dopo la ripresa del trattamento, il prosieguo della terapia con fenitoina e' controindicato. La letteratura suggerisce che in pazienti di colore ci puo' essere un aumento del rischio, seppur sempre raro, di reazioni di ipersensibilita', compresi il rash cutaneo, la SJS, la TEN, l'epatotossicita' e la AHS. Studi in pazienti di stirpe cinese hanno evidenziato, in pazienti che usano un'altra carbamazepina, una stretta associazione tra il rischio di sviluppare SJS/TEN e la presenza del gene HLA-B*1502, una variante allelica ereditaria del gene HLA-B. Deve essere presa in considerazione la possibilita' di evitare l'utilizzo di farmaci associati a SJS/TEN, inclusa la fenitoina in pazienti HLA-B*1502 positivi quando sono disponibili terapie alternative equivalenti. La letteratura suggerisce che la combinazione di fenitoina, radiazioni del cranio e la graduale riduzione dei corticosteroidi puo' essere associata allo sviluppo di eritema multiforme e/o alla SJS e/o TEN. La via intramuscolare non e' raccomandata per il trattamento dello stato epilettico a causa del lento assorbimento. Con questa via di somministrazione non si possono raggiungere rapidamente livelli sierici terapeuticamente adeguati di fenitoina. Il trattamento con farmaci antiepilettici non deve essere interrotto improvvisamente perche' cio' puo' comportare un aumento di frequenza delle convulsioni, incluso lo stato epilettico. La riduzione del dosaggio o l'interruzione del trattamento, oppure la sostituzione con un farmaco antiepilettico alternativo, deve essere effettuato in modo graduale. la terapia alternativa deve essere effettuata con un farmaco antiepilettico non appartenente alla classe delle idantoine. E' stato osservato che una piccola percentuale diindividui trattati con fenitoina metabolizza il farmaco piu' lentamen te della norma e cio' sembra essere determinato geneticamente (polimorfismo). Ulteriori informazioni. Puo' esserci un'ampia variabilita' trapazienti per quanto riguarda i livelli sierici di fenitoina con dosi equivalenti. In tali pazienti le determinazioni dei livelli sierici possono essere particolarmente utili. Il migliore controllo senza segni clinici di tossicita' compare piu' spesso con livelli plasmatici tra 10 e 20 mcg /ml anche se alcuni casi di crisi tonico-cloniche possono essere controllati con piu' bassi livelli sierici di fenitoina. La fenitoina e' idrolizzata a livello epatico da un sistema enzimatico saturabile. Piccoli aumenti di dose possono determinare consistenti aumenti dei livelli sierici. Preparazioni a base di Hypericum perforatum non dovrebbero essere assunte in contemporanea con medicinali contenenti fenitoina. Precauzioni Generali. Il farmaco per via endovenosa deve essere usato con cautela in pazienti con ipotensione e con grave insufficienza miocardica. La fenitoina ha un elevato legame proteico ed e' estesamente metabolizzata a livello epatico. In pazienti con ridotta funzionalita' epatica e' richiesta una riduzione del dosaggio di mantenimento per impedire un eccessivo accumulo e la comparsa di tossicita'. In caso di riduzione del legame proteico, i livelli sierici totali di fenitoina risulteranno diminuiti di conseguenza. Tuttavia, la concentrazione della quota libera di farmaco attiva farmacologicamente non e' alterata. Pertanto, in queste condizioni, il controllo terapeutico puo' essere raggiunto con livelli di fenitoina totale inferiori al range normale di 10-20 mg/l. La combinazione di fenitoina, irradiazione cranicae graduale riduzione della dose di corticosteroidi puo' essere associ ata allo sviluppo di eritema multiforme e/o sindrome di Stevens Johnson e/o necrolisi epidermica tossica. Effetto Metabolico. La fenitoina puo' influenzare il metabolismo glucidico ed e' stata descritta la comparsa di iperglicemia. Si consiglia cautela nel trattare pazienti diabetici.

Interazioni

Interazioni tra farmaci farmaci che possono aumentare i livelli sierici di fenitoina: cloramfenicolo, alcune sulfonamidi, dicumarolo, disulfiram, ticlopidina, alcool (assunzione acuta), azapropazone, salicilati, alotano, eritromicina, isoniazide, felbamato, succinimidi, floconazolo, ketoconazolo, miconazolo, itraconazolo, clordiazepossido, diazepam, metilfenidato, trazodone, vilossazina, agenti cardiovascolari quali amiodarone, diltiazem e nifedipina, cimetidina, ormoni (quali gli estrogeni), tolbutamide, sultiamina, fenilbutazone, omeprazolo, fluoxetina, fluvoxamina e sertralina. Farmaci che possono diminuire i livelli sierici di fenitoina: carbamazepina, abuso cronico di alcool, acido folico, rifampina, ciprofloxacina, vigabatrin, sucralfato, teofillina, agenti iperglicemizzanti (quali diazossido). Da uno studio di interazionetra nelfinavir e fenitoina somministrati entrambi per via orale e' ri sultato che il nelfinavir ha ridotto i valori dell'AUC della fenitoina(totale) e della fenitoina libera, rispettivamente del 29% e del 28%. Durante la somministrazione concomitante con il nelfinavir, le concen trazioni di fenitoina devono pertanto essere monitorate, poiche' il nelfinavir puo' ridurre le concentrazioni plasmatiche della fenitoina. Farmaci che possono aumentare o diminuire i livelli sierici di fenitoina: fenobarbitone, carbamazepina, fenobarbital, valproato di sodio, acido valproico; alcuni antiacidi; agenti antineoplastici; clordiazepossido, diazepam; antibatterici (quali ciprofloxacina). Analogamente e' imprevedibile l'effetto della fenitoina sui livelli sierici di fenobarbitone, acido valproico e valproato di sodio. Farmaci i cui livelli ematici e/o effetti possono essere alterati dalla fenitoina: broncodilatatori (quali teofillina), praziquantel, rifampina, lamotrigina, agenti antifungini (quali gli azoli), teniposide, agenti cardiovascolari come digitossina, nimodipina e verapamil, ciclosporina, furosemide, ormoni (quali gli estrogeni), diazossido, bloccanti neuromuscolari come alcuronio, pancuronio e vecuronio, clorpropamide, gliburide, tolbutamide, clozapina, paroxetina e sertralina. Sebbene non sia una pura interazione farmacocinetica, gli antidepressivi triciclici e le fenotiazine possono scatenare crisi in pazienti suscettibili e puo' essere necessario aggiustare il dosaggio della fenitoina. Farmaci il cui effetto e' diminuito dalla fenitoina: corticosteroidi, dicumarolo, doxociclina, contraccettivi orali, chinidina, vitamina D. Farmaci il cui effetto e' potenziato dalla fenitoina includono la warfarina. I livelli sierici di fenitoina possono essere ridotti dalla somministrazione contemporanea dipreparazioni a base di Hypericum perforatum. Cio' a seguito dell'indu zione degli enzimi responsabili del metabolismo dei farmaci da parte di preparazioni a base di Hypericum perforatum che, pertanto, non dovrebbero essere somministrate in concomitanza con fenitoina. L'effetto diinduzione puo' persistere per almeno due settimane dopo l'interruzion e del trattamento con prodotti a base di Hypericum perforatum. Se un paziente sta assumendo contemporaneamente prodotti a base di Hypericum perforatum i livelli ematici di fenitoina devono essere controllati e la terapia con prodotti a base di Hypericum perforatum deve essere interrotta. I livelli ematici di fenitoina potrebbero aumentare con l'interruzione dell'assunzione di Hypericum perforatum. Il dosaggio di fenitoina potrebbe necessitare di un aggiustamento. I livelli sierici sonoparticolarmente utili quando si sospetta una possibile interazione tr a farmaci. Interazioni con esami di laboratorio La fenitoina puo' diminuire i livelli sierici dello iodio legato alle proteine. La fenitoinapuo' anche dar luogo a risposte inferiori alla norma per i test al de sametasone o metirapone. La fenitoina puo' aumentare i livelli siericidi glucosio, fosfatasi alcalina, gamma glutamil transpeptidasi e puo' diminuire quelli del calcio e dell'acido folico.

Effetti indesiderati

Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: reazioni anafilattoidi e anafilassi. Segni di tossicita' sono associati con depressione cardiovascolare e del sistema nervoso centrale. Irritazione locale, infiammazione e dolenzia. Dopo iniezione sottocutanea o perivasale sono state segnalate necrosi e escare. L'iniezione sottocutanea o perivasale deve essere evitata. Nella sede di iniezione sono state segnalate irritazione e infiammazione con o senza fuoriuscita venosa di fenitoina. Patologie cardiache: aritmie atriali e ventricolari, ipotensione che puo' provocare collasso cardiovascolare in casi gravi. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche: alterazioni della funzione respiratoria incluso arresto respiratorio. Patologie del sistema nervoso: sonnolenza, nistagmo, vertigine, parestesie, capogiri e sonnolenza. Tali sintomi sono solitamente transitori. Sono state anche segnalate crisi toniche. Sono stati anche riportati rari casi didiscinesia indotta dalla fenitoina, comprendenti corea, distonia e tr emori, simili a quelli indotti dalla fenotiazina e da altri farmaci neurolettici. Alterazione del gusto. Patologie del sistema muscolo scheletrico e del tessuto connettivo: iperplasia gengivale. Patologie dellacute e del sistema sottocutaneo: manifestazioni dermatologiche talora accompagnate da febbre con rash scarlattiniformi o morbilliformi. L'e santema morbilliforme e' il piu' frequente. Altri tipi di dermatite sono osservati piu' raramente. Altre forme piu' gravi che possono esserefatali includevano dermatiti bollose, esfoliative o purpuriche, lupus eritematosus, sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica toss ica (sindrome di Lyell). Patologie del sistema emolinfopoietico. Vi sono state alcune segnalazioni indicanti una relazione tra fenitoina e la comparsa di linfoadenopatie (localizzate o generalizzate) includentiiperplasia linfoghiandolare benigna, pseudolinfoma, linfoma e malatti a di Hodgking. Sebbene non sia stata definita una relazione di causa ed effetto, la comparsa di linfoadenopatia indica la necessita' di differenziare tale condizione da altri tipi di patologia linfoghiandolare.Il coinvolgimento linfoghiandolare puo' verificarsi con o senza segni e sintomi che richiamano la malattia da siero con febbre, esantema e coinvolgimento epatico. In tutti i casi di linfoadenopatia e' indicatoun prolungato periodo di osservazione e ogni sforzo deve essere fatto per ottenere il controllo della crisi utilizzando farmaci antiepilett ici alternativi. Sono state occasionalmente riportate complicazioni ematopioetiche associate alla somministrazione di fenitoina, alcune delle quali fatali. Queste hanno incluso trombocitopenia, leucopenia, granulocitopenia, agranulocitosi e pancitopenia con o senza soppressione del midollo osseo. Si sono verificate anche macrocitosi e anemia megaloblastica. Patologie del sistema immunitario: sindrome di ipersensibilita', lupus eritematoso sistemico, periarterite nodosa e anomalie delleimmunoglobuline. Patologie gastrointestinali: Sono stati riportati ca si rari di epatite.

Gravidanza e allattamento

Alle pazienti che potrebbero iniziare una gravidanza o che siano in eta' fertile deve essere fornita una consulenza specialistica. La necessita' del trattamento antiepilettico deve essere rivalutata quando la paziente pianifica una gravidanza. Considerando l'uso endovenoso del farmaco nel trattamento dello stato epilettico in gravidanza, le seguenti informazioni devono essere considerate valutando i rischi e i benefici. I potenziali effetti dannosi dello stato epilettico sul feto, in particolare l'ipossia, richiedono tassativamente di controllare la condizione epilettica nel piu' breve tempo possibile. Il rischio di difetti congeniti e' aumentato di un fattore da 2 a 3 volte nella prole di madri trattate con un antiepilettico; quelli piu' frequentemente riportati sono labbro leporino, malformazioni cardiovascolari e difetti del tubo neurale. Esistono alcune evidenze che la fenitoina puo' indurre anomalie congenite nei neonati di un piccolo numero di pazienti epilettiche cosicche' la fenitoina non dovrebbe essere usata come primo farmaco durante la gravidanza, soprattutto nella fase iniziale, a meno che nel giudizio del medico i potenziali benefici superino il rischio. Oltre alle segnalazioni di aumentata incidenza di malformazioni, quali palatoschisi e malformazioni cardiache in figli di donne trattate con fenitoina e con altri antiepilettici, si sono avute segnalazioni di una sindrome fetale idantoinica. Tale sindrome consiste in ritardato accrescimento prenatale, microencefalia e deficit mentale in bambini partoriti da donne trattate con fenitoina, barbiturici, alcool, trimetadione. Tuttavia, queste manifestazioni sono tutte correlate e sono frequentemente associate a ritardato accrescimento intrauterino dovuto ad altre cause. La politerapia con farmaci antiepilettici puo' essere associata con un rischio piu' alto di malformazioni congenite della monoterapia. Percio' e' importante che si pratichi la monoterapia ogni volta che sia possibile. Sono stati segnalati isolati casi di neoplasie, incluso neuroblastoma, in figli di madri trattate con fenitoina durante la gravidanza. Un aumento di frequenza delle crisi in caso di gravidanza si verifica in una parte delle pazienti a seguito dell'alterato assorbimento o metabolizzazione della fenitoina. Periodiche misurazioni dei livelli sierici di fenitoina sono particolarmente utili per un adeguato aggiustamento posologico nel trattamento di pazienti epilettiche gravide. Tuttavia, nel postpartum sara' probabilmente indicato il ripristino della posologia originale. Sono stati segnalati difetti della coagulazione entro le prime 24 ore di vita in neonati partoriti da madri epilettiche in trattamento con fenitoina. La vitamina K ha dimostrato di prevenire o correggere tali difetti e puo' essere somministrata allamadre prima del parto e al neonato dopo la nascita. Piccole quantita' di fenitoina sono escrete nel latte materno. La concentrazione di fen itoina nel latte materno e' circa un terzo della corrispondente concentrazione plasmatica nella madre. Non si deve praticare una brusca interruzione della terapia antiepilettica per il periodo di una ripresa diattacchi epilettici che potrebbe avere gravi conseguenze sia per la m adre che per il bambino.