Idarubicina Sand - Inf Fl 10ml

Dettagli:
Nome:Idarubicina Sand - Inf Fl 10ml
Codice Ministeriale:040308013
Principio attivo:Idarubicina Cloridrato
Codice ATC:L01DB06
Fascia:H
Prezzo:148.42
Produttore:Sandoz Spa
SSN:Non concedibile
Ricetta:OSP1 - uso ospedaliero art.92 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco generico
Forma:Concentrato per soluzione per infusione
Contenitore:Flacone
Iva:10%
Temp. Conservazione:Da +2 a +8 e al riparo dalla luce
Scadenza:24 mesi

Denominazione

IDARUBICINA SANDOZ 1 MG/ML CONCENTRATO PER SOLUZIONE PER INFUSIONE

Formulazioni

Idarubicina Sand - Inf Fl 10ml
Idarubicina Sand - Inf Fl 5ml

Categoria farmacoterapeutica

Antibiotici citotossici.

Principi attivi

Idarubicina cloridrato 1 mg/ml.

Eccipienti

Glicerolo, acido cloridrico diluito (per l'aggiustamento del pH), sodio idrossido al 10% (per l'aggiustamento del pH), acqua per iniezioni.

Indicazioni

Negli adulti per il trattamento della leucemia mielogena acuta (nota anche come leucemia mieloide acuta o LMA. In precedenza questo tipo di leucemia veniva chiamato leucemia non-linfoblastica acuta o LANL), perl'induzione della remissione nei pazienti non trattati o per l'induzi one della remissione nei pazienti recidivi o refrattari. Negli adulti e nei bambini per il trattamento della recidiva di leucemia linfoblastica acuta (LLA) come trattamento di seconda linea. Il prodotto viene comunemente usato nei regimi di combinazione con chemioterapia che coinvolgono altri agenti citotossici.

Controindicazioni / effetti secondari

Ipersensibilita' a idarubicina o a un qualsiasi altro componente del prodotto, ad altre antracicline o antracenedioni. Grave compromissione della funzionalita' epatica. Grave compromissione della funzionalita' renale. Infezioni non controllate. Grave insufficienza miocardica. Cardiomiopatia. Recente infarto miocardico. Gravi aritmie. Mielosoppressione persistente. Precedente trattamento con dosi cumulative massime diidarubicina e/o di altre antracicline e antracenedioni. Allattamento al seno. Combinazione con il vaccino contro la febbre gialla.

Posologia

Il dosaggio e' calcolato in base alla superficie corporea. Leucemia mieloide acuta (LMA). Adulti: 12 mg/m^2/die per via ev per 3 giorni in combinazione con citarabina oppure 8 mg/m^2/die per via ev per 5 giornicon/senza combinazione. Leucemia linfoblastica acuta (LLA). Adulti: 1 2 mg/m^2/die per via endovenosa per 3 giorni in regimi di combinazioneadeguati. Popolazione pediatrica: 10 mg/m^2/die per via endovenosa pe r 3 giorni, in regimi di combinazione adeguati. Questi regimi posologici devono tuttavia tenere conto dello stato ematologico del paziente edel dosaggio degli altri farmaci citotossici, quando vengono adottati in combinazione. La somministrazione del secondo corso deve essere ri tardata nei pazienti che sviluppano mucosite grave, fino a che non si verifichi il recupero da questa tossicita'; si raccomanda inoltre una riduzione della dose pari al 25%. Non si deve superare la dose totale massima di 120 mg/mA^2 di superficie corporea. Pazienti con compromissione della funzionalita' epatica e/o renale: puo' essere necessario unaggiustamento del dosaggio. Modo di somministrazione: somministrare s olo per via endovenosa. L'infuso puo' essere preparato diluendo idarubicina con sodio cloruro allo 0,9% o di glucosio al 5%. In alternativa,il volume richiesto di prodotto non diluito puo' essere somministrato lentamente, nell'arco di 5-10 minuti, attraverso il tubolare di una f leboclisi in corso con una soluzione di sodio cloruro allo 0,9% o di glucosio al 5%. Un'iniezione diretta non e' consigliata, a causa del rischio di stravaso, che puo' verificarsi anche in presenza di un adeguato ritorno del sangue in fase di aspirazione. Non per uso intratecale.

Conservazione

Conservare in frigorifero (2-8 gradi C). Conservare il flaconcino all'interno della confezione esterna per proteggere il medicinale dalla luce.

Avvertenze

Somministrare solo sotto la supervisione di medici esperti nell'uso della chemioterapia citotossica. Questo garantisce la possibilita' di effettuare il trattamento immediato ed efficace delle gravi complicanze dovute alla malattia e/o alla terapia (es. emorragie, infezioni monto gravi). Idarubicina e' un potente inibitore della funzionalita' midollare . In tutti i pazienti trattati con una dose terapeutica di questo agente si verifichera' una grave mielosoppressione (soprattutto per quanto riguarda i leucociti). Prima e durante ogni ciclo di terapia con idarubicina devono essere valutati i profili ematologici, comprese le conte differenziali dei globuli bianchi (WBC), degli eritrociti e dei trombociti. Nei pazienti trattati con antracicline, compresa idarubicina, e' stata riportata leucemia secondaria, con o senza fase pre-leucemica. La leucemia secondaria e' piu' comune quando questi farmaci vengono somministrati in associazione con agenti antineoplastici che danneggiano il DNA, quando i pazienti sono stati intensamente pre-trattati con farmaci citotossici o quando le dosi delle antracicline sono stateaumentate. Queste leucemie possono avere un periodo di latenza da 1 a 3 anni. La cardiotossicita' e' un rischio del trattamento con antraci cline che puo' essere reso manifesto da eventi precoci (forma acuta) otardivi (forma ritardata). La cardiotossicita' precoce di idarubicina consiste principalmente in tachicardia sinusale e/o anomalie dell'ele ttrocardiogramma (ECG), come alterazioni non specifiche del tratto ST-T. La cardiotossicita' ritardata di solito si sviluppa tardi nel corsodella terapia o entro 2 o 3 mesi dopo il termine del trattamento, ma sono stati riportati eventi tardivi anche diversi mesi o anni dopo il termine del trattamento. La cardiomiopatia tardiva si manifesta con una ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (FEVS) e/o con segni e sintomi di insufficienza cardiaca congestizia (ICC), come dispnea, edema polmonare, edema dipendente, cardiomegalia, epatomegalia, oliguria, ascite, versamento pleurico e ritmo di gallop . Sono stati riportati anche effetti subacuti, come pericardite/miocardite. La funzionalita' cardiaca deve essere valutata prima che i pazienti siano sottoposti al trattamento con idarubicina e i pazienti devono essere monitorati durante la terapia, per ridurre al minimo il rischio di incorrere in grave insufficienza cardiaca. Il rischio puo' essere ridotto attraverso un monitoraggio regolare della FEVS in corso di trattamento, con l'interruzione immediata di idarubicina al primo segno di compromissione della funzionalita'. Le antracicline, compresa idarubicina, non devono essere somministrate in combinazione con altri agenti cardiotossici, a meno che la funzionalita' cardiaca del paziente non sia attentamente monitorata. Anche i pazienti che ricevono antracicline dopo l'interruzione del trattamento con altri agenti cardiotossici, soprattutto quelli con lunga emivita come trastuzumab, possono essere a rischio aumentato di sviluppare cardiotossicita'. L'emivita di trastuzumab e' di circa 28,5 giorni e il farmaco puo' persistere nel sistema circolatoriofino a 24 settimane. Pertanto se possibile i medici devono evitare un a terapia a base di antracicline fino a 24 settimane dopo la sospensione di trastuzumab. Se le antracicline vengono utilizzate prima di questo termine, si raccomanda un attento monitoraggio della funzionalita' cardiaca. Il monitoraggio della funzionalita' cardiaca deve essere particolarmente rigoroso nei pazienti trattati con elevate dosi cumulative e in quelli con fattori di rischio. In questi pazienti il rapporto rischio/beneficio dovrebbe essere valutato attentamente. I neonati e i bambini sembrano manifestare una maggiore sensibilita' alla tossicita'cardiaca indotta da antracicline e deve pertanto essere effettuata un a valutazione periodica a lungo termine della funzionalita' cardiaca. La funzionalita' epatica e renale deve essere valutata mediante i tradizionali esami clinici di laboratorio (con bilirubina sierica e creatinina sierica come indicatori) prima e durante il trattamento. Idarubicina e' emetogenica. Poco dopo la somministrazione insorge mucosite (principalmente stomatite, meno spesso esofagite) la quale, se in forma grave, puo' degenerare nell'arco di alcuni giorni a ulcerazioni della mucosa. La maggior parte dei pazienti guarisce da questo evento avversoentro la terza settimana di terapia. Un'iniezione in un vaso di picco le dimensioni o precedenti iniezioni nella stessa vena possono provocare flebosclerosi. Seguendo le procedure di somministrazione raccomandate si puo' ridurre al minimo il rischio di flebite/tromboflebite nel sito di iniezione. Lo stravaso di idarubicina durante l'iniezione endovenosa puo' provocare dolore locale e gravi lesioni tissutali (vescicazione, grave cellulite fino a necrosi). In caso di segni o sintomi di stravaso durante la somministrazione endovenosa di idarubicina, l'infusione deve essere immediatamente interrotta. In caso di stravaso, si puo' usare dexrazoxano per prevenire o ridurre i danni ai tessuti. Idarubicina puo' indurre iperuricemia come conseguenza dell'esteso catabolismo delle purine che accompagna una rapida lisi farmaco-indotta delle cellule neoplastiche ("sindrome da lisi tumorale"). Dopo il trattamento iniziale devono essere valutati i livelli ematici di acido urico, potassio, fosfato di calcio e creatinina. L'idratazione, l'alcalinizzazione delle urine e la profilassi con allopurinolo per prevenire l'iperuricemia possono ridurre al minimo le possibili complicanze della sindrome da lisi tumorale. La somministrazione di vaccini vivi o vivi attenuati nei pazienti immunocompromessi da agenti chemioterapici, tra cui idarubicina, puo' provocare infezioni gravi o fatali. La vaccinazione con vaccini vivi deve essere evitata nei pazienti che ricevono idarubicina. I vaccini uccisi o inattivati possono essere somministrati, tuttavia la risposta a tali vaccini potrebbe essere diminuita. I pazienti maschi trattati con idarubicina devono informarsi sulla possibilita' di effettuare la conservazione dello sperma prima del trattamento, a causa della possibilita' di infertilita' e/o di effetti genotossici dello sperma dovuti alla terapia con idarubicina. I pazienti maschi non devono avere figli durante il trattamento e fino a 3 mesi dopo la fine del trattamento. Le donne non devono entrare in gravidanza durante il trattamento con idarubicina. Le donne in eta' fertile e gli uomini devono usare una misura contraccettiva efficace. In concomitanza con l'usodi idarubicina sono stati riportati tromboflebite e fenomeni tromboem bolici, tra cui embolia polmonare. Il prodotto puo' causare una colorazione rossa delle urine per 1-2 giorni dopo la somministrazione, dellaqual cosa i pazienti devono essere informati.

Interazioni

Idarubicina e' un potente mielosoppressore e si puo' prevedere che i regimi chemioterapici di combinazione con altri agenti dotati di azionesimile inducano effetti mielosoppressivi additivi. Le alterazioni del la funzionalita' epatica o renale indotte da terapie concomitanti possono influenzare il metabolismo, la farmacocinetica e l'efficacia terapeutica e/o la tossicita' di idarubicina. L'uso di idarubicina in chemioterapia di combinazione con altri farmaci potenzialmente cardiotossici, cosi' come l'uso concomitante di altri composti cardioattivi (es. icalcio antagonisti), richiede il monitoraggio della funzionalita' car diaca in corso di trattamento. Quando la radioterapia viene somministrata contemporaneamente o entro le 2-3 settimane precedenti il trattamento con idarubicina puo' verificarsi un effetto mielosoppressivo additivo. >>Uso concomitante controindicato. Vaccino contro la febbre gialla: rischio di malattia sistemica potenzialmente fatale. >>Uso concomitante non raccomandato. Vaccini vivi attenuati (eccetto quello contro la febbre gialla): rischio di malattia sistemica potenzialmente fatale.Il rischio aumenta nei soggetti gia' immunosoppressi dalla patologia di base. Usare un vaccino inattivato, laddove disponibile (poliomielite). Fenitoina e fosfofenitoina: rischio di esacerbazione delle convulsioni derivanti dalla diminuzione dell'assorbimento digestivo di fenitoina dovuta al farmaco citotossico o rischio di aumento della tossicita' o di perdita di efficacia del farmaco citotossico a causa dell'aumento del metabolismo epatico dovuto a fenitoina. >>Uso concomitante da prendere in considerazione. Ciclosporina, tacrolimus: eccessiva immunosoppressione, con rischio di linfoproliferazione. Interazioni comuni a tutti i farmaci citotossici: a causa dell'aumento del rischio di trombosi in caso di malattie tumorali, l'utilizzo di un trattamento anticoagulante e' frequente. L'elevata variabilita' individuale della capacita' di coagulazione durante le malattie e l'eventuale interazione tra gli anticoagulanti orali e la chemioterapia antitumorale richiede, se si decide di trattare il paziente con anticoagulanti orali, di aumentare la frequenza di monitoraggio dell'INR (International Normalised Ratio).

Effetti indesiderati

I due effetti avversi piu' importanti sono mielosoppressione grave e tossicita' cardiaca. Frequenze: molto comune (>=1/10), comune (>=1/100,<1/10), non comune (>=1/1000, <1/100), rara (>=1/10.000, <1/1000), mo lto rara (<1/10.000), non nota. Infezioni e infestazioni. Molto comune: episodi infettivi; non comune: sepsi, setticemia. Tumori benigni, maligni e non specificati (compresi cisti e polipi). Non comune: leucemie secondarie (leucemia mieloide acuta e sindrome mielodisplastica). Patologie del sistema emolinfopoietico. Molto comune: anemia, leucopeniagrave, neutropenia (soprattutto granulocitopenia), neutropenia febbri le, trombocitopenia, pancitopenia. Disturbi del sistema immunitario. Molto rara: anafilassi. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Molto comune: anoressia; non comune: sindrome da lisi tumorale, iperuricemia, disidratazione; non nota: iperfosfatemia, iperpotassiemia, ipocalcemia, ipofosfaturia. Patologie del sistema nervoso. Rara: emorragia cerebrale Disturbi del sistema nervoso centrale. Patologie cardiache. Comune: cardiomiopatie (dispnea, edema polmonare, edema dipendente, cardiomegalia ed epatomegalia, oliguria, ascite, versamento pleurico e ritmo di gallop), bradicardia, tachicardia sinusale, tachiaritmia, riduzione asintomatica della frazione di eiezione ventricolare sinistra; non comune: anomalie dell'ECG, come alterazioni non specifiche del tratto ST-T, infarto miocardico, insufficienza cardiaca congestizia; moltorara: miocardite, blocco atrio-ventricolare e di branca, pericardite. Patologie vascolari. Comune: flebite, trombosi venosa profonda, emorr agia; non comune: shock; molto rara: embolia polmonare, rossore. Patologie gastrointestinali. Molto comune: nausea/vomito, stomatite, diarrea, dolore addominale o sensazione di bruciore; comune: sanguinamento del tratto gastrointestinale; non comune: esofagite, colite, tra cui enterocolite grave/enterocolite neutropenica con perforazione; molto rara: erosioni/ulcerazioni. Patologie epatobiliari. Comune: aumento deglienzimi epatici e della bilirubina. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Molto comune: alopecia (di solito reversibile), tossici ta' locale; stravaso con dolore locale e gravi lesioni tissutali (vescicazione, cellulite grave e necrosi) e reazione al sito di iniezione, eruzione cutanea; comune: prurito, ipersensibilita' della pelle irradiata ("radiation recall reaction"); non comune: iperpigmentazione dellacute e delle unghie, orticaria; molto rara: eritema acrale. Patologie renali e urinarie. Molto comune: colorazione rossa delle urine per 1- 2 giorni dopo la somministrazione; non nota: aumenti temporanei della creatinina sierica e dell'urea sierica. Patologie sistemiche e reazioni nel sito di infusione. Molto comune: febbre: mucosite, cefalea, brividi. L'effetto avverso piu' grave del trattamento con idarubicina e' una pronunciata mielosoppressione. Tuttavia questa e' necessaria all'eradicazione delle cellule leucemiche. Le conte dei leucociti e delle piastrine di solito raggiungono il nadir 10-14 giorni dopo la somministrazione di idarubicina cloridrato. In genere le conte ematiche tornano a livelli normali nel corso della terza settimana. Durante la fase di grave mielosoppressione sono stati segnalati decessi dovuti a infezioni e/o emorragie. Le conseguenze cliniche della mielosoppressione possono essere febbre, infezioni, sepsi, shock settico, emorragie e ipossiatissutale, che puo' essere fatale. Se si verifica neutropenia febbril e, si raccomanda il trattamento con un antibiotico per via endovenosa.Cardiotossicita' La piu' grave forma di cardiomiopatia indotta da ant racicline e' la ICC, che rappresenta la tossicita' cumulativa dose-limitante del farmaco.

Gravidanza e allattamento

Le donne in eta' fertile e gli uomini devono utilizzare un contraccettivo efficace durante il trattamento e, per gli uomini, fino a 3 mesi dopo il trattamento. Non ci sono dati sufficienti sull'uso di idarubicina nelle donne in gravidanza. Gli studi sugli animali hanno dimostratoche idarubicina e' embriotossica e teratogena nei ratti, ma non nei c onigli. In base ai risultati degli studi sugli animali e al meccanismodi azione di idarubicina, questa sostanza non deve essere utilizzata durante la gravidanza, specialmente nel corso del primo trimestre, se non in caso di assoluta necessita'. I vantaggi del trattamento devono essere valutati rispetto al possibile rischio per il feto su base individuale. Non e' noto se idarubicina sia escreto o meno nel latte umano. L'allattamento al seno e' controindicato, a causa degli effetti potenzialmente nocivi per il neonato. Idarubicina puo' indurre danni cromosomici negli spermatozoi umani. Nell'uomo non sono disponibili dati sull'effetto di idarubicina sulla fertilita' femminile. Negli animali sono stati osservati effetti avversi di idarubicina. Se, dopo il completamento della terapia, si manifesta il desiderio di concepire, e' necessario ricorrere a una consulenza genetica.