Lamivudina Teva - Fl60cpr 150mg

Dettagli:
Nome:Lamivudina Teva - Fl60cpr 150mg
Codice Ministeriale:039922075
Principio attivo:Lamivudina
Codice ATC:J05AF05
Fascia:H
Prezzo:129.75
Produttore:Teva Italia Srl
SSN:Medicinale ospedaliero dispensabile in farmacia a totale carico del cittadino
Ricetta:RNRL - vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti art.93 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco generico
Forma:Compresse rivestite divisibili
Contenitore:Flacone
Iva:10%
Temp. Conservazione:Nessuna particolare condizione di conservazione
Scadenza:24 mesi

Denominazione

LAMIVUDINA TEVA PHARMA B.V. 150 MG COMPRESSE RIVESTITE CON FILM

Formulazioni

Lamivudina Teva - Fl60cpr150mg
Lamivudina Teva - Fl60cpr 150mg

Categoria farmacoterapeutica

Antivirali ad azione diretta.

Principi attivi

Lamivudina.

Eccipienti

Nucleo della compressa: cellulosa microcristallina; carbossimetilamidosodico (Tipo A); magnesio stearato. Rivestimento della compressa: ipr omellosa 3cP; ipromellosa 6cP; titanio diossido; macrogol 400; polisorbato 80; ferro ossido giallo; ferro ossido nero.

Indicazioni

Lamivudina e' indicata come componente delle terapie di associazione antiretrovirale nel trattamento di adulti e bambini con infezione da Virus dell'Immunodeficienza Umana (HIV).

Controindicazioni / effetti secondari

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

Posologia

La terapia deve essere iniziata da un medico con esperienza nella gestione dell'infezione da HIV. Lamivudina puo' essere somministrata con osenza cibo. Al fine di garantire la somministrazione dell'intera dose , la compressa dovrebbe idealmente essere deglutita senza essere rotta. In alternativa, le compresse possono essere frantumate e aggiunte aduna piccola quantita' di cibo semi-solido o di liquido, il tutto deve essere assunto immediatamente. Adulti e adolescenti (di eta' superior e a 12 anni): la dose raccomandata e' di 300 mg al giorno. Questa puo'essere somministrata sia come 150 mg due volte al giorno che come 300 mg una volta al giorno. La compressa da 300 mg e' idonea solo per la somministrazione una volta al giorno. I pazienti che intendono passarealla somministrazione una volta al giorno devono prendere 150 mg due volte al giorno e passare a 300 mg una volta al giorno la mattina seguente. Qualora si preferisca un'unica somministrazione alla sera, devono essere assunti 150 mg di Lamivudina solo alla prima mattina seguiti da 300 mg alla sera. Se si ritorna alle due somministrazioni giornaliere, i pazienti devono completare il trattamento giornaliero e iniziaread assumere 150 mg due volte al giorno la mattina seguente. Bambini ( di eta' inferiore ai 12 anni): dal momento che non si puo' ottenere undosaggio accurato con questa formulazione, per lamivudina compresse s i raccomanda un dosaggio in base al peso corporeo. Questo regime posologico per pazienti in eta' pediatrica di peso tra 14 e 30 kg e' basatoinnanzitutto su modelli farmacocinetici, con dati a supporto derivant i da studi clinici. Bambini di peso almeno di 30 kg: deve essere assunto il dosaggio da adulti di 150 mg due volte al giorno. Bambini di peso compreso fra 21 kg e 30 kg: la dose raccomandata di lamivudina (150 mg) e' di mezza compressa assunta al mattino e 1 compressa intera assunta alla sera. Bambini di peso compreso fra 14 kg e 21 kg: la dose raccomandata di lamivudina (150 mg) e' di mezza compressa divisibile due volte al giorno. Bambini di eta' inferiore a 3 mesi: i dati disponibili sono limitati ed insufficienti per proporre specifiche raccomandazioni sulla posologia. Anziani: non sono disponibili dati specifici; tuttavia si consiglia particolare cautela in tale gruppo di eta' a causa dei cambiamenti associati all'eta' stessa come la diminuzione della funzionalita' renale e l'alterazione dei parametri ematologici. Insufficienza renale: nei pazienti con insufficienza renale da moderata a grave, le concentrazioni di lamivudina sono aumentate a causa della ridottaclearance. Pertanto la dose deve essere modificata. >>Posologia racco mandata negli adulti e negli adolescenti che pesino almeno 30 kg. Clcr>= 50 ml/min: prima dose 150 mg; dose di mantenimento 150 mg due volt e al di'; clcr 30 - < 50 ml/mni: prima dose 150 mg; dose di mantenimento 150 mg una volta al di'. Per i bambini al di sopra dei 3 mesi di eta' e di peso inferiore ai 14 kg e per i pazienti che non sono in gradodi ingerire le compresse, e' disponibile una soluzione orale. Insuffi cienza epatica: i dati ottenuti nei pazienti con insufficienza epaticadi grado moderato-grave mostrano che la cinetica della lamivudina non e' significativamente influenzata da disfunzioni epatiche. In base a tali dati, non e' necessario un aggiustamento della posologia nei pazienti con insufficienza epatica di grado moderato-grave se non e' accompagnata da insufficienza renale.

Conservazione

Questo medicinale non richiede alcuna speciale condizione di conservazione.

Avvertenze

Sebbene una efficace soppressione virale con la terapia antiretrovirale ha dimostrato di ridurre notevolmente il rischio di trasmissione sessuale, un rischio residuo non puo' essere escluso. Lamivudina non e' raccomandato per l'impiego in monoterapia. Nei pazienti con insufficienza renale da moderata a grave, l'emivita plasmatica terminale della lamivudina e' aumentata a causa della riduzione della clearance, pertanto modificare la dose. Sono stati osservati casi di un'elevata frequenza di fallimento virologico e di comparsa di resistenza in fase precocedi trattamento quando lamivudina veniva associata sia a tenofovir dis oproxil fumarato e abacavir sia a tenofovir disoproxil fumarato e didanosina, somministrati una volta al giorno. I pazienti in terapia con Lamivudina, possono ugualmente essere soggetti ad infezioni opportunistiche o ad altre complicazioni dell'infezione da HIV. Sono stati osservati rari casi di pancreatite. Tuttavia non e' chiaro se tali casi siano dovuti al trattamento con antiretrovirali ovvero alla patologia di base da HIV. Sospendere il trattamento se compaiono segni clinici, sintomi o anomalie nei dati di laboratorio che possano essere indicativi di pancreatite. Con l'uso di analoghi nucleosidici e' stata riportata acidosi lattica. Sintomi precoci che includono sintomi non gravi a carico dell'apparato digerente, malessere non specifico, perdita di appetito, perdita di peso, sintomi respiratori o sintomi neurologici. L'acidosi lattica presenta un'alta mortalita' e puo' essere associata a pancreatite, insufficienza epatica o insufficienza renale. L'acidosi lattica e' stata in genere osservata sia dopo i primi mesi di trattamento sia dopo molti mesi. Interrompere il trattamento con analoghi nucleosidici in caso di comparsa di iperlattacidemia sintomatica e acidosi metabolica/lattica, epatomegalia progressiva o rapido incremento dei livelli di aminotransferasi. Si deve prestare cautela nel somministrare analoghi nucleosidici a pazienti (in particolare donne obese) con epatomegalia, epatite od altri noti fattori di rischio di malattia epatica e steatosi epatica. I pazienti con infezione concomitante da epatite C etrattati con alfa interferone e ribavirina possono essere ad alto ris chio. Seguire i pazienti con aumentato rischio. E' stato dimostrato che gli analoghi nucleosidici e nucleotidici sia in vivo che in vitro causano un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati riportati casi di disfunzione mitocondriale in neonati HIV-negativi esposti aglianaloghi nucleosidici in utero e/o dopo la nascita. I principali even ti avversi riportati sono disturbi ematologici, disturbi metabolici. Questi eventi sono spesso transitori. Sono stati riportati disturbi neurologici a comparsa ritardata. Al momento non e' noto se i disturbi neurologici siano transitori o permanenti. Ogni bambino esposto in uteroad analoghi nucleosidici e nucleotidici, anche i bambini HIV-negativi , deve essere sottoposto a follow-up clinico e di laboratorio e deve essere controllato a fondo per quanto riguarda una possibile disfunzione mitocondriale in caso di comparsa dei segni e sintomi relativi. La terapia antiretrovirale combinata e' stata associata alla ridistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) in pazienti con infezione da HIV. Le conseguenze a lungo termine di questi eventi sono attualmente sconosciute. La conoscenza del meccanismo e' incompleta. E' stata ipotizzata una associazione tra lipomatosi viscerale e inibitori della proteasi (PIs) e lipoatrofia e inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa (NRTI's). Un rischio maggiore di lipodistrofia e' stato associato alla presenza di fattori individuali, quali l'eta' avanzata, e fattori legati al farmaco, come la maggior durata del trattamento antiretrovirale e dei disturbi metabolici associati. L'esame clinico deve includere la valutazione dei segni fisici di ridistribuzione del grasso. Considerare il dosaggio dei lipidi serici e della glicemia a digiuno. Trattare i disordini del metabolismo lipidico devono essere trattati in maniera clinicamente appropriata. In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento della istituzione della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a patogeni opportunisti asintomatici o residuali e causare condizioni cliniche serie, o il peggioramento dei sintomi. Tipicamente, tali reazioni sono state osservate entro le primissime settimane o mesi dall'inizio della terapia antiretrovirale di combinazione (CART). Esempi rilevanti di cio' sono le retiniti da citomegalovirus, le infezioni micobatteriche generalizzate e/o focali e la polmonite da Pneumocystis carinii. Valutare qualsiasi sintomo infiammatorio e instaurare un trattamento, se necessario. Sono stati anche segnalati disturbi autoimmuni in un contesto di riattivazione immunitaria; tuttavia il tempo diinsorgenza segnalato e' piu' variabile e tali eventi possono verifica rsi molti mesi dopo l'inizio del trattamento. Se la lamivudina viene impiegata in concomitanza per il trattamento dell'HIV e dell'HBV, nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) di lamivudina 100 mgsono disponibili ulteriori informazioni relative all'impiego di lamiv udina nel trattamento dell'infezione da virus dell'epatite B. I pazienti con epatite cronica B o C e trattati con una terapia di combinazione antiretrovirale sono considerati ad aumentato rischio di eventi avversi epatici gravi e potenzialmente fatali. In caso di terapia antivirale concomitante per l'epatite B o C si faccia riferimento alle relative informazioni di tali medicinali. Se Lamivudina viene sospesa nei pazienti con infezione concomitante da virus dell'epatite B, si raccomanda un controllo periodico sia dei test di funzionalita' epatica sia deimarker di replicazione dell'HBV, dal momento che la sospensione della lamivudina puo' condurre ad una riacutizzazione dell'epatite. I pazie nti con disfunzione epatica pre-esistente, comprendente l'epatite cronica attiva, presentano una aumentata frequenza di anomalie della funzionalita' epatica durante la terapia antiretrovirale di combinazione e devono essere monitorati secondo la prassi consueta. Qualora si evidenzi un peggioramento della malattia epatica in tali pazienti, considerare l'interruzione o la definitiva sospensione del trattamento. Sebbenel'eziologia sia considerata multifattoriale, sono stati riportati cas i di osteonecrosi soprattutto nei pazienti con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART). I pazienti devono segnalare ogni comparsa di fastidi, dolore e rigidita' alle articolazioni, o difficolta' nel movimento. Non prendere lamivudina con qualsiasi altro medicinale contenentelamivudina o medicinali contenenti emtricitabina. La combinazione di lamivudina con cladribina non e' raccomandata.

Interazioni

Sono stati effettuati studi di interazione solo negli adulti. La probabilita' di interazioni metaboliche e' bassa a causa del limitato metabolismo e del basso legame con le proteine plasmatiche e della clearance renale pressoche' completa. La somministrazione di trimetoprim/sulfametossazolo 160 mg/800 mg determina un aumento del 40 % nella esposizione alla lamivudina dovuto al componente trimetoprim; il componente sulfametossazolo non interagisce. Tuttavia, nessuna modifica posologica della lamivudina e' necessaria, a meno che il paziente non abbia insufficienza renale. La lamivudina non ha alcun effetto sulla farmacocinetica del trimetoprim o del sulfametossazolo. Quando e' giustificata tale somministrazione concomitante, il paziente deve essere monitorato clinicamente. Deve essere evitata la somministrazione di lamivudina in concomitanza con alte dosi di co-trimossazolo per il trattamento della polmonite da Pneumocystis carinii (PCP) e della toxoplasmosi. Deve essere tenuta in considerazione la possibilita' di interazioni con altri medicinali somministrati in concomitanza particolarmente quando la viadi eliminazione principale e' la secrezione renale attiva, per mezzo del sistema di trasporto dei cationi organici, come ad esempio con trimetoprim. Altri medicinali (per es. ranitidina, cimetidina) sono eliminati solo in parte per mezzo di questo sistema e non hanno mostrato diinteragire con la lamivudina. Gli analoghi dei nucleosidi (per es. di danosina), come la zidovudina, non sono eliminati tramite questo sistema ed e' improbabile che interagiscano con la lamivudina. E' stato osservato un lieve aumento della C max (28 %) della zidovudina quando somministrata in associazione alla lamivudina, tuttavia l'esposizione complessiva (AUC) non risulta alterata in modo significativo. La zidovudina non ha effetti sulla farmacocinetica della lamivudina. A causa delle somiglianze, lamivudina non deve essere somministrato in concomitanza con altri analoghi della citidina come emtricitabina. Inoltre, lamivudina non deve essere preso con qualsiasi altro medicinale contenente lamivudina. In vitro la lamivudina inibisce la fosforilazione intracellulare della cladribina portando ad un potenziale rischio di perdita di efficacia della cladribina in caso di associazione in ambito clinico. Alcune evidenze cliniche supportano anche una possibile interazione tra lamivudina e cladribina. Pertanto, l'uso concomitante di lamivudina con cladribina non e' raccomandato. Il metabolismo della lamivudina non coinvolge il CYP3A, rendendo improbabili interazioni con altri medicinali metabolizzati attraverso questo sistema (per es. i PI).

Effetti indesiderati

Durante la terapia per la malattia da HIV con lamivudina sono state riportate le seguenti reazioni avverse. Le reazioni avverse considerate almeno possibilmente correlate al trattamento sono elencate di seguitoper organo, apparato/sistema e frequenza assoluta. Le frequenze sono definite come molto comune (>=1/10), comune (da >=1/100 a <1/10), non comune (da >=1/1000 a <1/100), raro (da >=1/10.000 a <1/1000), molto raro (<1/10.000). Patologie del sistema emolinfopoietico. Non comune: neutropenia ed anemia (entrambe talvolta gravi), trombocitopenia; moltoraro: aplasia eritrocitaria pura. Patologie del sistema nervoso. Comu ne: cefalea, insonnia; molto raro: neuropatia periferica (o parestesie). Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comune: tosse, sintomatologia nasale. Patologie gastrointestinali. Comune: nausea, vomito, dolori o crampi addominali, diarrea; raro: pancreatite, aumenti dell'amilasi sierica. Patologie epatobiliari. Non comune: aumenti transitori degli enzimi epatici (AST, ALT); raro: epatite. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: rash, alopecia; raro: angioedema. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Comune: artralgia, disturbi muscolari; raro: rabdomiolisi. Patologiesistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comun e: affaticamento, malessere, febbre. Con l'uso di analoghi nucleosidici sono stati riferiti casi di acidosi lattica, talvolta fatali, di solito associati a grave epatomegalia e steatosi epatica. La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata alla ridistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) nei pazienti con infezione da HIV, inclusi la perdita di grasso sottocutaneo periferico e facciale, l'aumento del grasso addominale e viscerale, l'ipertrofia mammaria e l'accumulo di grasso dorsocervicale (gobba di bufalo). La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata ad anormalita' metaboliche come ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, insulino resistenza, iperglicemia e iperlattatemia. In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento dell'inizio della terapia antiretrovirale dicombinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a infe zioni opportunistiche asintomatiche o residuali. Sono stati anche segnalati disturbi autoimmuni (come il morbo di Graves) in un contesto di riattivazione immunitaria; tuttavia il tempo di insorgenza segnalato e' piu' variabile e questi eventi possono verificarsi molti mesi dopo l'inizio del trattamento. Casi di osteonecrosi sono stati riportati soprattutto in pazienti con fattori di rischio generalmente noti, con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART). La frequenza di tali casi e' sconosciuta. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l'autorizzazione del medicinale e' importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.

Gravidanza e allattamento

Come regola generale, quando si decide di usare un agente antiretrovirale per il trattamento dell'infezione da HIV nelle donne in gravidanzae di conseguenza per ridurre il rischio di trasmissione verticale del l'HIV al neonato, devono essere presi in considerazione i dati sull'impiego negli animali cosi' come l'esperienza clinica nelle donne in gravidanza. Gli studi nell'animale con lamivudina hanno mostrato un aumento delle morti embrionali precoci nei conigli ma non nei ratti. Nell'uomo e' stato dimostrato il verificarsi del passaggio di lamivudina attraverso la placenta. Risultati di piu' di 1000 casi dopo esposizione dal primo trimestre e piu' di 1000 casi dal secondo e terzo trimestre nelle donne in gravidanza non indicano alcun effetto in termini di malformazione e a livello feto/neonatale. Lamivudina puo' essere usato durante la gravidanza se clinicamente necessario. Il rischio di malformazioni nell'uomo e' improbabile sulla base di questi dati. Per le pazienti con infezione concomitante da virus dell'epatite B che vengono trattate con lamivudina e successivamente iniziano una gravidanza, si deveconsiderare la possibilita' di una ricomparsa dell'epatite a seguito della sospensione della lamivudina. Disfunzione mitocondriale: gli analoghi nucleosidici e nucleotidici sia in vivo che in vitro hanno dimostrato di causare un grado variabile di danno mitocondriale. Sono statiriportati casi di disfunzione mitocondriale in neonati esposti agli a naloghi nucleosidici in utero e/o dopo la nascita. Dopo somministrazione orale la lamivudina era escreta nel latte materno a concentrazioni simili a quelle ritrovate nel siero. Sulla base di piu' di 200 coppie madre/figlio in trattamento per l'HIV, le concentrazioni sieriche di lamivudina nei bambini allattati al seno da madri in trattamento per l'HIV sono molto basse (meno del 4% delle concentrazioni sieriche materne) e progressivamente diminuiscono a livelli non rilevabili quando i bambini allattati al seno raggiungono le 24 settimane di eta'. Non esistono dati disponibili sulla sicurezza di lamivudina somministrata a bambini di eta' inferiore a tre mesi. Poiche' la lamivudina ed il virus passano nel latte materno si raccomanda che le madri in terapia con lamivudina non allattino al seno i loro bambini. Si raccomanda che le donne con infezione da HIV in nessun caso allattino al seno i loro bambini, al fine di evitare la trasmissione dell'HIV. Studi negli animali hanno dimostrato che lamivudina non ha alcun effetto sulla fertilita'.