Sebivo - 28cpr Riv 600mg

Dettagli:
Nome:Sebivo - 28cpr Riv 600mg
Codice Ministeriale:037884018
Principio attivo:Telbivudina
Codice ATC:J05AF11
Fascia:A
Prezzo:625.58
Produttore:Novartis Farma Spa
SSN:Concedibile esente
Ricetta:RNRL - vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti art.93 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco etico
Forma:Compresse rivestite
Contenitore:Blister
Iva:10%
Temp. Conservazione:Nessuna particolare condizione di conservazione
Scadenza:36 mesi

Denominazione

SEBIVO

Formulazioni

Sebivo - 28cpr Riv 600mg

Categoria farmacoterapeutica

Nucleosidi e nucleotidi inibitori della trascrittasi inversa.

Principi attivi

Ogni compressa rivestita con film contiene: 600 mg di telbivudina.

Eccipienti

Nucleo della compressa: cellulosa microcristallina, povidone, sodio amido glicolato, silice colloidale anidra, magnesio stearato. Film di rivestimento della compressa: titanio diossido (E 171), macrogol, talco,ipromellosa.

Indicazioni

E' indicato per il trattamento dell'epatite cronica B in pazienti adulti con malattia epatica compensata ed evidenza di replicazione virale,con livelli persistentemente elevati dell'alanina aminotransferasi si erica (ALT) ed evidenza istologica di infiammazione attiva e/o fibrosi.

Controindicazioni / effetti secondari

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

Posologia

La terapia deve essere iniziata da un medico esperto nel trattamento dell'infezione cronica da virus B dell'epatite. Adulti: la dose raccomandata e' 600 mg (una compressa) una volta al giorno, assunta per via orale con o senza cibo. Per i pazienti che hanno difficolta' a deglutire le compresse puo' essere presa in considerazione la soluzione orale del farmaco. Durata della terapia: non e' nota la durata ottimale del trattamento. L'interruzione del trattamento deve essere considerata nei casi seguenti: in pazienti HBeAg-positivi non cirrotici, il trattamento deve essere somministrato per almeno 6-12 mesi dopo sieroconversione confermata dell'HBe (perdita dell'HBeAg e perdita dell'HBV DNA con rilevazione di anti-HBe) o fino a sieroconversione dell'HBs o evidenzadi perdita di efficacia. Dopo la sospensione del trattamento, i livel li serici di ALT e HBV DNA devono essere controllati regolarmente per individuare possibili ricadute virologiche tardive; in pazienti HBeAg-negativi non cirrotici, il trattamento deve essere somministrato almeno fino alla sieroconversione dell'HBs o se c'e' evidenza di perdita diefficacia. Se il trattamento si prolunga per oltre due anni, si racco manda una rivalutazione regolare della terapia prescelta per confermare che sia rimasta adeguata per il paziente. La risposta alla settimana24 di trattamento si e' dimostrata predittiva della risposta a piu' l ungo termine e puo' essere utilizzata per modulare il trattamento dei pazienti in monoterapia con telbivudina. Insufficienza renale. Non e' necessario un aggiustamento della dose raccomandata di telbivudina neipazienti con clearance della creatinina >= 50 ml/min. L'aggiustamento della dose e' richiesto nei pazienti con clearance della creatinina < 50 ml/min, compresi i pazienti con patologia renale allo stadio termi nale (ESRD) in emodialisi. Si raccomanda la riduzione della dose giornaliera, come descritto di seguito. Se l'uso della soluzione orale non e' possibile, in alternativa si possono utilizzare le compresse rivestite con film e la dose deve essere aggiustata aumentando l'intervallo di tempo tra le dosi, come descritto di seguito. Aggiustamento del regime di dosaggio in pazienti con insufficienza renale. Clcr >= 50: telbivudina 30ml una volta al giorno; telbivudina 600 mg una volta al giorno. Clcr 30-49: telbivudina 20 ml una volta al giorno; telbivudina 600 mg una volta ogni 48 ore. Clcr < 30 ( in pazienti che non richiedonodialisi): telbivudina 10 ml una volta al giorno; telbivudina 600 mg u na volta ogni 72 ore. Clcr ESRD: telbivudina 6 ml una volta al giorno;telbivudina 600 mg una volta ogni 96 ore. Le modifiche della dose pro poste si basano su estrapolazioni e potrebbero non essere ottimali. Lasicurezza e l'efficacia di queste linee guida per l'aggiustamento del la dose non sono state valutate clinicamente. Pertanto, si raccomanda di mantenere questi pazienti sotto stretto controllo clinico. Pazienticon patologia renale allo stadio terminale. Nei pazienti con ESRD, il farmaco deve essere somministrato dopo l'emodialisi. Insufficienza ep atica. Non e' necessario un aggiustamento della dose raccomandata nei pazienti con insufficienza epatica. Bambini e adolescenti. L'uso non e' raccomandato nei bambini e negli adolescenti al di sotto di 16 anni di eta' a causa della mancanza di dati sulla sicurezza e efficacia.

Conservazione

Questo medicinale non richiede alcuna speciale condizione di conservazione.

Avvertenze

Gravi esacerbazioni acute dell'epatite cronica B sono relativamente frequenti e sono caratterizzate da un innalzamento transitorio delle ALTsieriche. Dopo l'inizio del trattamento antivirale, in alcuni pazient i possono aumentare le ALT sieriche mentre i livelli sierici di HBV DNA diminuiscono. In media, trascorrono 4-5 settimane prima dell'insorgenza di una esacerbazione nei pazienti trattati con telbivudina. Nel complesso, gli aumenti delle ALT si sono verificati piu' frequentemente nei pazienti HBeAg-positivi rispetto ai pazienti HBeAg-negativi. Nei pazienti con patologia epatica compensata, questo innalzamento delle ALT sieriche non e' accompagnato da livelli elevati di bilirubina sierica o da altri segni di scompenso epatico. Il rischio di scompenso epatico e di una successiva riacutizzazione dell'epatite puo' essere maggiore nei pazienti con cirrosi. Tali pazienti devono essere tenuti sotto attenta osservazione. Sono state riportate esacerbazioni dell'epatite nei pazienti che hanno terminato il trattamento per l'epatite B. I picchi di incremento delle ALT dopo il trattamento sono di solito associati ad innalzamenti dei livelli sierici di HBV DNA e la maggior parte di questi casi e' risultata auto-limitante. Nonostante cio', sono stateanche segnalate esacerbazioni gravi, e talvolta fatali della patologi a dopo il trattamento. Pertanto, la funzione epatica deve essere controllata a intervalli regolari, con un follow-up sia clinico che di laboratorio, per almeno 6 mesi dopo l'interruzione della terapia per l'epatite B. Con l'uso di analoghi nucleosidici/nucleotidici sono stati segnalati episodi di acidosi lattica, talvolta fatali, e di solito associati a grave epatomegalia e steatosi. Dato che la telbivudina e' un analogo nucleosidico, questo rischio non puo' essere escluso. Il trattamento con analoghi nucleosidici deve essere interrotto in caso di rapidoaumento dei livelli di aminotransferasi, di epatomegalia progressiva o di acidosi metabolica/lattica di eziologia sconosciuta. Sintomi digestivi di natura benigna, quali nausea, vomito e dolore addominale, potrebbero indicare lo sviluppo di acidosi lattica. Casi gravi, talvolta con esito fatale, sono stati associati a pancreatite, insufficienza epatica/steatosi epatica, insufficienza renale e livelli piu' elevati dilattato sierico. Deve essere usata cautela nel prescrivere analoghi n ucleosidici a pazienti con epatomegalia, epatite o altri fattori di rischio noti di patologia epatica. Effetti muscolari. Sono stati riportati casi di miopatia e di mialgia con l'uso di telbivudina dopo diversesettimane-mesi dall'inizio della terapia. La miopatia, deve essere pr esa in considerazione nei pazienti che presentano mialgia diffusa, dolorabilita' muscolare, debolezza muscolare o miosite senza causa. I pazienti devono essere avvertiti di segnalare immediatamente la comparsa di persistenti e inspiegabili mialgie, dolore, dolorabilita' o debolezza muscolare. Se viene segnalato uno qualsiasi di questi sintomi, deveessere effettuato un esame muscolare dettagliato per valutare la funz ionalita' muscolare. La terapia con telbivudina deve essere interrottase viene diagnosticata una miopatia. Non e' noto se con la somministr azione concomitante di altri medicinali, il rischio di miopatia durante il trattamento con telbivudina sia aumentato. I medici che prendono in considerazione il trattamento concomitante con altri agenti associati a miopatia devono valutare attentamente i benefici e i rischi potenziali e devono tenere sotto osservazione i pazienti per qualsiasi segno o sintomo predittivo di miopatia. Neuropatia periferica. La neuropatia periferica e' stata riportata con frequenza non comune in pazienti trattati con telbivudina. Se si sospetta una neuropatia periferica, deve essere riconsiderata l'opportunita' del trattamento con telbivudina. E' stato osservato un aumento del rischio di neuropatia periferica quando telbivudina e interferone alfa-2a pegilato sono somministrati incombinazione. Non si puo' escludere un aumento di tale rischio per al tri interferoni alfa. Funzione renale. La telbivudina e' eliminata principalmente per escrezione renale, pertanto si raccomanda un aggiustamento dell'intervallo di dose nei pazienti con clearance della creatinina < 50 ml/min, compresi i pazienti emodializzati. L'efficacia dell'aggiustamento dell'intervallo di dose non e' stata valutata clinicamente. Pertanto, la risposta virologica deve essere tenuta sotto stretta osservazione nei pazienti a cui viene aumentato l'intervallo di dose. Pazienti con cirrosi non scompensata. A causa della disponibilita' di dati limitati, la telbivudina deve essere utilizzata con particolare cautela in pazienti cirrotici. Questi pazienti devono essere attentamentemonitorati per i parametri clinici, biochimici e virologici associati all'epatite B durante il trattamento e dopo l'interruzione del tratta mento. Pazienti con precedente esposizione ad analoghi nucleosidici/nucleotidici. In vitro , la telbivudina non e' risultata attiva nei confronti dei ceppi di HBV portatori delle mutazioni rtM204V/rtL180M o rtM204I. La monoterapia con telbivudina non e' idonea nei pazienti con infezione da virus B dell'epatite con accertata resistenza alla lamivudina. E' improbabile che i pazienti con fallimento virologico dopo oltre24 settimane di trattamento con lamivudina traggano beneficio dalla m onoterapia con telbivudina. Non sono al momento disponibili dati clinici per valutare adeguatamente il beneficio e il rischio del passaggio al trattamento con telbivudina di pazienti trattati con lamivudina chehanno raggiunto una completa soppressione virale. I risultati prelimi nari di un saggio cellulare hanno dimostrato che la sostituzione A181Vassociata alla resistenza ad adefovir ha una sensibilita' alla telbiv udina 3,7 volte inferiore. Pazienti sottoposti a trapianto di fegato. La sicurezza e l'efficacia di telbivudina in pazienti sottoposti a trapianto di fegato non sono note. Pazienti anziani. Gli studi clinici sulla telbivudina non comprendevano un numero di pazienti di eta' >= 65 anni sufficiente per stabilire se rispondessero in modo diverso dai soggetti piu' giovani. Si deve usare cautela nella prescrizione a pazienti anziani, in considerazione della maggiore frequenza di riduzione della funzionalita' renale per patologia concomitante o per l'uso concomitante di altri medicinali. I pazienti devono essere avvertiti che il trattamento non ha mostrato di ridurre il rischio di trasmissione dell'HBV attraverso il contatto sessuale o la contaminazione con il sangue. Non si raccomanda l'uso di telbivudina con lamivudina perche' la risposta al trattamento osservata con la terapia combinata di telbivudinae lamivudina e' stata inferiore rispetto alla risposta con la sola te lbivudina.

Interazioni

Poiche' la telbivudina viene eliminata principalmente per escrezione renale, la co-somministrazione con sostanze che influiscono sulla funzione renale (come aminoglicosidi, diuretici dell'ansa, composti del platino, vancomicina, amfotericina B) puo' alterare le concentrazioni plasmatiche della telbivudina e/o della sostanza somministrata congiuntamente. L'associazione della telbivudina con questi medicinali deve essere usata con cautela. La farmacocinetica della telbivudina allo steady-state e' rimasta inalterata dopo somministrazione ripetuta in associazione con lamivudina, adefovir dipivoxil, tenofovir disoproxil fumarato, ciclosporina o interferone alfa-2a pegilato. Inoltre la telbivudinanon altera la farmacocinetica di lamivudina, adefovir dipivoxil, teno fovir disoproxil fumarato o ciclosporina. Non e' stato possibile trarre alcuna conclusione definitiva riguardo agli effetti della telbivudina sulla farmacocinetica dell'interferone pegilato a causa dell'elevatavariabilita' interindividuale delle concentrazioni di interferone alf a-2a pegilato. Uno studio clinico che valutava la combinazione di telbivudina, 600 mg al giorno, e interferone alfa-2a pegilato, 180 mcg unavolta alla settimana somministrato per via sottocutanea, ha mostrato che questa combinazione e' associata ad un aumento del rischio di sviluppare neuropatia periferica. Non e' noto il meccanismo alla base di questi eventi. Telbivudina non e' un substrato, un inibitore o un induttore del sistema enzimatico del citocromo P450 (CYP450). Pertanto, peril farmaco il potenziale di interazioni farmacologiche mediate dal CY P450 e' basso.

Effetti indesiderati

La valutazione delle reazioni avverse si basa principalmente su due studi (NV-02B-007 "GLOBE" e NV-02B-015) nei quali 1.699 pazienti con epatite cronica B sono stati trattati in doppio cieco con telbivudina 600mg/die (n = 847) o lamivudina (n = 852) per 104 settimane. Negli stud i clinici di 104 settimane, le reazioni avverse segnalate sono state di solito classificate di gravita' lieve o moderata. Gli eventi avversipiu' comuni, con almeno una possibile correlazione alla telbivudina, sono state gli innalzamenti della creatinchinasi di grado 3/4 (6,8%), l'affaticamento (4,4%), il mal di testa (3,0%) e la nausea (2,6%). Le reazioni avverse registrate negli studi a 104 settimane NV-02B-007 GLOBE e NV-02B-015 sono considerati in maniera raggruppata, secondo classificazione per sistemi e organi, utilizzando la seguente convenzione: molto comune (>=1/10); comune (>=1/100, <1/10); non comune (>=1/1.000,<1/100); raro (>=1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000). All'int erno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravita'. Patologie del sistema nervoso. Comune: capogiri, cefalea; non comune: neuropatia periferica, disgeusia, ipoestesia, parestesia, sciatica. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comune: tosse. Patologie gastrointestinali. Comune: aumento di amilasi ematica, diarrea, aumento di lipasi ematica, nausea, dolore addominale. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: rash. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Comune: aumento della creatinfosfochinasi ematica; non comune: artralgia, mialgia, miopatia/miosite, dolore alle estremit?, mal di schiena, spasmo muscolare, dolore al collo, dolore al fianco. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: Affaticamento; non comune: malessere. Patologie epatobiliari. Comune: aumento dell'alanina aminotransferasi ematica; non comune: aumento dell'aspartato aminotransferasi. A causa della dimensione dell'analisi aggregata (NV-02B-007 [GLOBE] e NV-02B-015), il numero di pazienti trattati con telbivudina e' insufficiente per individuare eventi rari e molto rari. Nell'analisi aggregata, entro 104 settimane di trattamento si sono verificati innalzamenti della creatinchinasi di grado 3/4 (> 7x ULN) nel 12,6% dei pazienti trattati con telbivudina e nel 4,0% dei pazienti trattati con lamivudina. L'aumento della creatinchinasi e' stato, per la maggior parte, asintomatico e i valori sono solitamente diminuiti entro la visita successiva con la continuazione del trattamento. Nello studio pivotalNV-02B-007 (GLOBE), in entrambi i gruppi di trattamento valori maggiori di CK pre-trattamento e la razza Caucasica sono stati identificati come fattori predittivi per innalzamentidi grado 3/4 entro 104 settimane. L'incidenza dei picchi di increment o di alanina aminotransferasi (ALT) durante il trattamento, nei due bracci di trattamento, viene descritta ulteriormente qui di seguito (incremento ALT > 2x basale e > 10x ULN). Il sommario dei picchi di incremento di ALT (IU/L) durante il trattamento (analisi aggregata NV-02B-007/NV-02B-015) e quella che segue. Incremento totale. Lamivudina n/N (%): 67/852 (7,9); telbivudina n/N (%): 41/847 (4,8). Incremento dal basale sino alla settimana 24. Lamivudina n/N (%): 25/852 (2,9); telbivudina n/N (%): 25/847 (3,0). Incremento dalla settimana 24 a fine studio. Lamivudina n/N (%): 44/837 (5,3); telbivudina n/N (%): 17/834 (2,0).Durante il trattamento, si raccomanda il monitoraggio periodico della funzione epatica. Esacerbazioni dell'epatite B dopo l'interruzione de l trattamento. Esacerbazioni acute gravi dell'epatite B sono state riportate in pazienti che avevano interrotto la terapia contro l'epatite B compresa quella con telbivudina. L'incidenza dei picchi di incremento di alanina aminotransferasi (ALT) nei due bracci di trattamento dopol'interruzione del trattamento viene ulteriormente descritta qui di s eguito (nalisi aggregata NV-02B-007/NV-02B-015). Incremento di ALT > 2x basale e > 10x ULN: lamivudina 10/180 (5,6%), telbivudina 9/154 (5,8%). Esperienza post-marketing. Le reazioni avverse seguenti sono stateidentificate sulla base delle segnalazioni spontanee post-marketing e sono riportate secondo la classificazione sistemica organica. Poiche' queste reazioni sono segnalate spontaneamente nell'ambito di una popo lazione di numerosita' incerta, non e' sempre possibile stimarne con certezza la frequenza, che pertanto viene definita "non nota". Disturbidel metabolismo e della nutrizione. Sono stati segnalati casi di acid osi lattica come evento secondario spesso associato a condizioni gravi(ad es. insufficienza multi-organo o sepsi). Patologie del sistema mu scoloscheletrico, del tessuto connettivo e dell'osso. Sono stati segnalati casi di rabdomiolisi.

Gravidanza e allattamento

Per la telbivudina non sono disponibili dati clinici relativi a gravidanze esposte. Gli studi su animali non indicano effetti dannosi diretti su gravidanza, sviluppo embrionale/fetale, parto o sviluppo post-natale. Gli studi su femmine gravide di ratti e conigli hanno mostrato che la telbivudina attraversa la placenta. Gli studi su coniglie gravidehanno evidenziato parto prematuro e/o aborto secondari a tossicita' n ella madre. Il farmaco deve essere usato in gravidanza solo se il beneficio per la madre supera il potenziale rischio per il feto. Non ci sono dati sull'effetto della telbivudina riguardo la trasmissione dell'HBV da madre al neonato. Pertanto, si deve intervenire in modo appropriato per prevenire l'acquisizione neonatale dell'infezione da HBV. La telbivudina e' escreta nel latte del ratto. Non e' noto se la telbivudina sia escreta nel latte umano. Le donne che assumono il farmaco non devono allattare al seno. Non ci sono dati clinici sugli effetti della telbivudina sulla fertilita' maschile o femminile. Negli studi di tossicologia riproduttiva in animali adulti, la fertilita' e' risultata leggermente ridotta quando sia le femmine che i maschi di ratto hanno ricevuto telbivudina. Gli effetti avversi sulla fertilita' sono risultati maggiori in uno studio separato condotto su animali giovani quando entrambi i sessi hanno ricevuto telbivudina.